Può un litro di olio extra vergine d’oliva costare 2,59 € e non essere il frutto di sofisticazioni, adulterazioni o frodi? Per il settimanale on-line Teatro Naturale la risposta è affermativa, come dimostra il giornalista Alberto Grimelli dopo un'accurata indagine.
Prima di addentrarsi nei meandri dei calcoli
va detto che i prezzi molto bassi e i numerosi allarmi degli ultimi
anni sulla qualità dell’olio d’oliva, hanno creato nel consumatore una
certa diffidenza verso il prodotto e verso l’industria olearia,
accusata di miscelare con troppa disinvoltura partite di diversa
provenienza.
Questa sfiducia è supportata dalla presenza sugli scaffali dei supermercati,
di bottiglie vendute a prezzi incredibili, difficilmente
giustificabili per un prodotto considerato il fiore all’occhiello del Made in Italy.
Secondo Grimelli l’olio venduto in offerta non è necessariamente
l’esito di frodi e sofisticazioni da parte delle grandi industrie,
quanto piuttosto il frutto della loro abilità a sfruttare «le pieghe
dei regolamenti, arrivando ai limiti, senza oltrepassarli o senza che
possa essere provato che questi siano stati oltrepassati».
Continua a leggere l'articolo di Valeria Nardi su ilfattoalimentare.it per capire quali sono i margini e le perdite per i produttori
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