"Non è tutto verde quel che luccica" E che l'economia "green" non cambi colore
Un viaggio nei meccanismi del business mondiale, tra bamboo bond e carbon market, per fare in modo che non prevalgano gli schemi dell'"economia fossile" e che a trarne vantaggio siano i soliti noti
RIO DE JANEIRO - Nei giorni di pubblica "Non è tutto verde quel che luccica", il libro che racconta la prima "crisi di crescita" della cosiddetta economia verde. "Non permettiamo che la green economy ci venga scippata da finanza e multinazionali": questo l'allarme, rilanciato in modo chiaro e documentato da , gruppo impegnato per una gestione democratica dei beni comuni.
Gli schemi dell'economia fossile.
L'obiettivo di creare un'economia verde - ossia di spostare i cicli
economici verso produzioni e consumi che rispettino i cicli naturali -
non porterà infatti un reale giovamento se la green economy
replicherà i meccanismi della vecchia economia "fossile", fondata su
profitto e speculazione finanziaria. Ad esempio i bamboo bond, ovvero
il titolo messo sul mercato da EcoPlanet Bamboo per l'appetito degli
investitori, o altri, in cui la logica del business as usual abbraccia il rispetto dell'ambiente.
Una transizione democratica. La green economy
non può infatti essere un mero strumento per risollevarsi dall'attuale
crisi economica, ma può essere l'occasione per cambiare strutturalmente
il sistema che l'ha provocata: oppure si rivelerà l'ennesima bolla
verniciata di verde. La sfida è rendere "democratica" questa
transizione. Ma sta accadendo? Così risponde l'introduzione del libro:
"La crisi si ha quando 'il vecchio muore ed il nuovo non può nascere',
sosteneva Gramsci. Ed oggi sembra che il vecchio (...) stia ancora
controllando con il suo pensiero unico ed egemonia culturale il
dibattito sull'economia verde - intesa come un'economia basata
esclusivamente sul mercato...".
L'assalto ai "mercati naturali".
Un libro che spiega - con dovizia di esempi e in modo accessibile -
l'assalto ai "mercati naturali", che prevede la creazione di nuovi "beni
commerciabili," quali i permessi di emissioni del carbonio e i loro
derivati o la Borsa verde. O il meccanismo in corso di "monetizzazione
della natura", con relativi certificati e titoli. Per non rischiare la
"bolla verde" e la subitanea finanziarizzazione della green economy, con
l'acqua o altre risorse che diventano commodities, la strada maestra è
riappropriarsi dei beni comuni, come sanno le comunità che nel mondo si
oppongono ai più svariati abusi.
Gli strumenti sono molteplici.
Si va dalla rivendicazione di "diritti collettivi", al recupero di
beni, come la terra, "di proprietà di tutti". Reti e movimenti stanno
già "facendo comunella", anche in Italia per resistere prima di tutto e
poi per sperimentare pratiche, costruendo una "società dei beni comuni".
Una transizione nella quale anche le categorie "pubblico" - le
istituzioni, la finanza pubblica, le regole - vanno ripensate.
Per sottrarre il controllo delle risorse naturali. L'associazione Re:Common
ha sede a Roma ed è impegnata a sottrarre al mercato e alle istituzioni
finanziarie private e pubbliche, come Banca mondiale e Banca europea
per gli investimenti, il controllo delle risorse naturali, restituendone
l'accesso e la gestione diretta ai cittadini tramite politiche di
partecipazione attiva. Lo strumento utilizzato per raggiungere questi
obiettivi così fondamentali per il futuro del Pianeta è quello delle
campagne pubbliche contro la finanziarizzazione della natura e per una
gestione democratica dei beni comuni, che Re: Common promuove in maniera diretta e a cui partecipa sostenendo l'attività dei movimenti sociali in Italia e nel resto del mondo.
Cos'è Altraeconomia.
Altreconomia è l'editore che dal 1999 racconta, con la rivista mensile e
i suoi libri le iniziative più coraggiose di un'economia nuova e
solidale, fondata sulle relazioni, il rispetto dell'ambiente e delle
persone, la forza della società civile. Altreconomia è un caso unico
d'informazione indipendente, senza finanziamenti pubblici e senza
padroni.
L'editore Altra Economia è infatti una cooperativa, formata
da oltre 500 soci, in gran parte lettori, persone e realtà vicine
all'economia solidale. Una nuova chiave di lettura della realtà. La
redazione è in Corso Lodi 47, a Milano. Il telefono: 02.89.91.98.90; il
fax: 02.54.01.96.55
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