lunedì 14 gennaio 2013

I Distretti di Economia Solidale.


Oltre alle organizzazioni, negli ultimi anni sono nati ed hanno iniziato a svilupparsi i cosiddetti  “Distretti  di  Economia  Solidale”,  spesso  promossi  all'interno  di  progetti pubblici,  generalmente  province,  che  hanno  come  obiettivo  quello  di  creare  una collaborazione fra le organizzazioni del territorio in grado di creare una rete di economia solidale mediante progetti di sensibilizzazione e costruzione di nuovi circuiti economici.
Con il termine “Distretto di Economia Solidale”, infatti, si fa riferimento ad  un circuito economico,  a  base  locale,  finalizzato  alla  valorizzazione  delle  risorse  territoriali  nel rispetto  dei  criteri  di  equità  sociale  e  di  sostenibilità  socio-economica  e  ambientale, attraverso la creazione di filiere di finanziamento, di produzione, di distribuzione e di consumo di beni e servizi. I principi base individuati sono, soprattutto, la cooperazione e la pace, la valorizzazione della dimensione locale e la sostenibilità sociale ed ambientale.

I distretti di economia solidale sono “laboratori pilota” locali in cui si sperimentano forme di collaborazione e di sinergia per un modello economico che pratica modalità opposte a quello dominante.

 I principi base cui fanno riferimento sono
− Economia  equa  e  socialmente  sostenibile:  i  soggetti  che  appartengono  ai Distretti si impegnano ad agire in base a regole di giustizia e rispetto delle persone (condizioni di lavoro, salute, formazione, inclusione sociale, garanzia di beni e servizi essenziali), in modo equo nella distribuzione dei proventi delle
attività economiche (investimento degli utili per scopi sociali con lavoratori locali e del Sud del mondo) e con criteri trasparenti nella definizione dei prezzi da attribuire a merci e servizi;

− Sostenibilità ecologica: i soggetti aderenti ai Distretti si impegnano a praticare un’economia rispettosa dell’ambiente (sia nell’uso di energia e materie prime, sia  nella  produzione  di  rifiuti)  e  il  più  possibile  contenuta  nell’impatto ambientale;

− Valorizzazione  della  dimensione  locale:  le  realtà  operanti  nei  Distretti  si impegnano a dare la priorità alla produzione e al consumo delle risorse del territorio, in termini sia di materie prime ed energia sia di conoscenze, saperi, pratiche tradizionali, relazioni e partecipazione a progetti locali.

− Partecipazione attiva e democratica: i soggetti che fanno parte dei Distretti, nel definire  concretamente  come  gestire  i  processi  economici  e  le  relazioni  al proprio interno e con gli altri soggetti del proprio territorio, tendono a fare riferimento a metodi partecipati.

I Distretti vengono generalmente registrati come associazioni mediante uno statuto, che permette loro di svolgere e promuovere attività in collaborazione con altre associazioni o organizzazioni territoriali. Possono far parte dei Distretti di economia solidale

− le imprese dell’economia solidale e le loro reti/associazioni;
− i  consumatori  dei  prodotti  e  servizi  dell’economia  solidale  e  le  loro reti/associazioni;
− i risparmiatori e le aziende che finanziano imprese e iniziative dell’economia solidale e le loro reti/associazioni;
− i lavoratori dell’economia solidale;
− gli  enti  locali  che  intendono  favorire,  sul  proprio  territorio,  la  nascita  e  lo
sviluppo di esperienze di economia solidale;
− le associazioni e i centri di ricerca che si occupano del tema.

Ai  soggetti  che  faranno  parte  dei  Distretti  sarà,  quindi,  richiesto  di  utilizzare prioritariamente  beni  e  servizi  forniti  da  altri  membri  del  Distretto,  di  investire preferibilmente gli utili nelle imprese che fanno parte del Distretto, di promuovere e diffondere in modo sinergico la cultura dell’economia solidale, di uno stile di vita sobrio e del consumo critico

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