Oltre alle organizzazioni, negli ultimi anni sono nati ed
hanno iniziato a svilupparsi i cosiddetti
“Distretti di Economia
Solidale”, spesso promossi
all'interno di progetti pubblici, generalmente
province, che hanno
come obiettivo quello
di creare una collaborazione fra le organizzazioni del
territorio in grado di creare una rete di economia solidale mediante progetti
di sensibilizzazione e costruzione di nuovi circuiti economici.
Con il termine “Distretto di Economia Solidale”, infatti, si
fa riferimento ad un circuito economico, a
base locale, finalizzato
alla valorizzazione delle
risorse territoriali nel rispetto
dei criteri di
equità sociale e di sostenibilità
socio-economica e ambientale, attraverso la creazione di
filiere di finanziamento, di produzione, di distribuzione e di consumo di beni
e servizi. I principi base individuati sono, soprattutto, la cooperazione e la pace,
la valorizzazione della dimensione locale e la sostenibilità sociale ed
ambientale.
I distretti di economia solidale sono “laboratori pilota”
locali in cui si sperimentano forme di collaborazione e di sinergia per un
modello economico che pratica modalità opposte a quello dominante.
I principi base cui fanno riferimento sono:
− Economia equa e
socialmente sostenibile: i soggetti che
appartengono ai Distretti si
impegnano ad agire in base a regole di giustizia e rispetto delle persone
(condizioni di lavoro, salute, formazione, inclusione sociale, garanzia di beni
e servizi essenziali), in modo equo nella distribuzione dei proventi delle
attività economiche (investimento degli utili per scopi
sociali con lavoratori locali e del Sud del mondo) e con criteri trasparenti
nella definizione dei prezzi da attribuire a merci e servizi;
− Sostenibilità ecologica: i soggetti aderenti ai Distretti
si impegnano a praticare un’economia rispettosa dell’ambiente (sia nell’uso di
energia e materie prime, sia nella produzione
di rifiuti) e
il più possibile
contenuta nell’impatto ambientale;
− Valorizzazione
della dimensione locale:
le realtà operanti
nei Distretti si impegnano a dare la priorità alla
produzione e al consumo delle risorse del territorio, in termini sia di materie
prime ed energia sia di conoscenze, saperi, pratiche tradizionali, relazioni e
partecipazione a progetti locali.
− Partecipazione attiva e democratica: i soggetti che fanno
parte dei Distretti, nel definire
concretamente come gestire
i processi economici
e le relazioni
al proprio interno e con gli altri soggetti del proprio territorio,
tendono a fare riferimento a metodi partecipati.
I Distretti vengono generalmente registrati come associazioni
mediante uno statuto, che permette loro di svolgere e promuovere attività in
collaborazione con altre associazioni o organizzazioni territoriali. Possono
far parte dei Distretti di economia solidale
− le imprese dell’economia solidale e le loro reti/associazioni;
− i consumatori dei
prodotti e servizi
dell’economia solidale e
le loro reti/associazioni;
− i risparmiatori e le aziende che finanziano imprese e
iniziative dell’economia solidale e le loro reti/associazioni;
− i lavoratori dell’economia solidale;
− gli enti locali
che intendono favorire,
sul proprio territorio,
la nascita e lo
sviluppo di esperienze di economia solidale;
− le associazioni e i centri di ricerca che si occupano del
tema.
Ai soggetti che
faranno parte dei
Distretti sarà, quindi,
richiesto di utilizzare prioritariamente beni
e servizi forniti
da altri membri del
Distretto, di investire preferibilmente gli utili nelle
imprese che fanno parte del Distretto, di promuovere e diffondere in modo
sinergico la cultura dell’economia solidale, di uno stile di vita sobrio e del
consumo critico
Nessun commento:
Posta un commento