Lavorare
attraverso l’esperienza, l’immaginazione, la visualizzazione, permette di
esercitarsi, di allenarsi in vista di una situazione da affrontare.
Come è
possibile aiutare una persona in vista di una situazione da affrontare? E’
possibile facendo in modo che la persona in qualche modo si sperimenti,
accompagnandola passo dopo passo in un’esperienza che la aiuti a rendersi
conto, a considerare la possibilità che anche al di fuori del contesto terapeutico
sia pensabile mettere in atto nuove modalità sperimentate nel setting protetto
della terapia.
Perls
descrive come l’attività mentale sembra agire come risparmiatrice di tempo,
energia e lavoro per l’individuo: “Quando medito su un problema, cercando di determinare
quale corso d’azione seguirò in una data situazione, è come se facessi due cose
molto reali. In primo luogo, ho una conversazione circa il mio problema: in
realtà potrei avere questa conversazione con un amico. In secondo luogo,
riproduco con l’occhio della mente la situazione in cui mi porrà la mia
decisione. Anticipo nella fantasia ciò che accadrà nella realtà, e sebbene la
corrispondenza tra la mia previsione fantasticata e la situazione reale possa
essere non assoluta, così come non è assoluta la corrispondenza tra l’albero
della mia mente e l’albero del mio giardino, così come è solo approssimativa la
corrispondenza tra la parola ‘albero’ e l’oggetto albero, è tuttavia
sufficiente perché io possa basare le mie azioni su di essa.
Pertanto
l’attività mentale sembra agire come risparmiatrice di tempo, energia e lavoro
per l’individuo. (1)
Anche Gallese, soprattutto a seguito della scoperta dei neuroni a
specchio, descrive l’importanza dell’immaginazione come una sorta di
simulazione mentale: “In quanto esseri umani, abbiamo la facoltà di immaginare
mondi che possiamo avere o non avere visto prima, immaginare di fare cose che
possiamo avere o non avere compiuto prima. Il potere della nostra immaginazione
può dirsi pressoché infinito.
L’immaginazione visiva condivide con la reale percezione diverse
caratteristiche. Ad esempio, il tempo impiegato per scrutare attivamente con
gli occhi una scena visiva coincide con quello impiegato per limitarsi ad
immaginarla. Una serie di studi di brain imaging hanno dimostrato che quando
immaginiamo una scena visiva attiviamo regioni del nostro cervello che sono
normalmente attive durante la reale percezione della stessa scena.
Come nel caso dell’immaginazione visiva, anche l’immaginazione motoria
condivide diverse caratteristiche con la propria controparte ‘attiva’ nel mondo
reale. La simulazione mentale di un esercizio fisico, ad esempio, induce un
incremento della forza muscolare che è paragonabile a quello ottenuto col reale
esercizio fisico. Quando immaginiamo di compiere una data azione, vari
parametri fisiologici corporei si comportano come se noi stessimo
effettivamente eseguendo quella stessa azione. La frequenza cardiaca e
respiratoria aumentano durante l’immaginazione di compiere esercizi motori.
Tali aumenti inoltre, così come accade nel reale esercizio fisico, crescono
linearmente col crescere dello sforzo immaginato.
L’immaginazione visiva è equivalente alla simulazione di una reale
esperienza visiva, così come l’immaginazione motoria è equivalente alla simulazione
di una reale ed attiva esperienza motoria. Dobbiamo tuttavia porre l’accento su
di un aspetto molto importante: nell’immaginazione motoria il processo di
simulazione non è automatico ed implicito, ma è il risultato di un deliberato
atto di volontà del soggetto.” (2)
Lo psicoterapeuta può interessarsi al mondo
dell’altro, restando presente davanti a lui e mostrandosi capace, interessato
e, aspetto fondamentale, essendo umano: con nessuna certezza di guarigione, ma
con la certezza che si è in quel momento lì presente per il cliente, paziente, persona.
(1) F. Perls, L’APPROCCIO DELLA GESTALT, Astrolabio, Roma, 1977, p. 24.
(2) V. Gallese, La molteplice natura delle relazioni interpersonali: la ricerca di un
comune meccanismo neurofisiologico, 2003, Networks 1, p.34.
Matteo Simone
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