giovedì 18 luglio 2013

Si alla cessione e alla coltivazione di piccole quantità di cannabis?

“Non sono punibili la coltivazione per uso personale di cannabis indica e la cessione a terzi di piccoli quantitativi destinati al consumo immediato, salvo che il destinatario non sia un minore”.
E’ questa la piccola norma che verrà inserita all’articolo 73 del testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti, e questo viene discusso in parlamento proprio in questi giorni, una proposta di legge per modificare il testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti e reintrodurre il principio che non tutte le droghe sono ugualmente pericolose.
L’approccio repressivo al fenomeno è ormai datato, oltre ad essere «in aperto contrasto – così si legge – con le tendenze legislative in atto negli Stati Uniti d’America, in molti Paesi del Centro e Sud America, nonché con le riflessioni in numerosi Paesi europei». Questa attività di contrasto che si è operata fin’ora non ha portato risultati sotto il profilo della riduzione dei consumi di stupefacenti benché i costi e le operazioni effettuate imputati a queste attività di contrasto sono considerevolmente aumentati, in termini economici a solo nel 2011 si parla di circa 2 miliardi di euro.
Ecco che si è reso necessario un atto legislativo che superi l’approccio repressivo introdotto dalla legge 49-2006 (Fini-Giovanardi) ormai «privo di qualunque motivazione razionale». Ma che permetta anche la coltivazione «domestica» di cannabis per uso personale o la cessione a terzi di piccoli quantitativi destinati al «consumo immediato».
Dallo scorso 23 febbraio 2013 in Italia era stato reso possibile la vendita di medicinali a base di cannabis, una norma che era passata completamente in sordina ma potete rivedere leggendo qui.
Dopo aver parlato dei possibili risvolti in ambito di legalità è importante capire oltre a ciò quali sono le proprietà farmaceutiche legate alla cannabis. Oltre a rendere noto quanto si sta discutendo in Parlamento è bene fare un analisi più approfondita sull’argomento di discussione.
Il principio attivo di questa pianta (il Thc) sembra essere utile anche per curare diversi disturbi di salute. Per questo, negli ultimi tempi, gli studi scientifici e le sperimentazioni mediche stanno diventando sempre più frequenti.
Canapa, cannabis e marijuana, sono parole che spesso si sono usate solo quando si parlava di droga, ma da qualche tempo si iniziano a sentire anche in campo medico.
Vediamo meglio cos’è la canapa:
- La canapa è il nome italiano di una pianta che in modo scientifico viene definita cannabis sativa. Dal punto di vista botanico si distinguono due sottospecie di questa pianta: la cannabis sativa sativa, tipica dei Paesi settentrionali, impiegata comunemente in agricoltura e la cannabis sativa indica, tipica dei Paesi più caldi, è questa la varietà che viene utilizzata in campo medico.
- La cannabis sativa indica viene normalmente chiamata anche canapa indiana ed è quella che ha il maggiore contenuto di Thc, un principio attivo. Dalle foglie e dai fiori di questa pianta si ricava la marijuana che contiene una percentuale di Thc che varia dall’1 al 5 per cento. Un altro derivato è l’hashish: si produce a partire dalle resine della pianta e contiene percentuali di Thc variabili dal 5 al 20 per cento.
Dalla cannabis, infine, si ricava anche l’olio di cannabis che può contenere fino al 60 per cento di Thc.
La cannabis contiene un centinaio di principi attivi, dei quali circa una sessantina appartengono alla classe dei cannabinoidi. Tra questi il principale è il delta-9-tetraidrocannabiolo, la cui sigla è Thc, a cui si devono la maggior parte delle azioni curative della pianta.
- Nella cannabis sativa sono contenuti anche altri cannabinoidi: il delta-8Thc, che non è psicotropo, ma che sembra avere comunque proprietà curative, soprattutto antiemetiche, cioè che aiutano a contrastare il vomito in particolare nei bambini malati di leucemia, e il cannabidiolo, capace di contrastare le convulsioni.
- Di recente, è stato scoperto che nel cervello umano esistono dei recettori specifici per i cannabinoidi e che il nostro organismo produce una sostanza (l’anandamide), in grado di interagire con questi recettori. Ciò ha permesso di scoprire l’esistenza di un vero e proprio “sistema cannabinoide endogeno”, il cui ruolo all’interno dell’organismo non è ancora del tutto chiaro, ma il cui studio permetterà di capire i meccanismi che sono alla base delle proprietà curative dei cannabinoidi.
Attualmente la cannabis è risultata essere utile per i seguenti disturbi:
  • Mal di testa, dolori mestruali funziona come un antidolorifico ma naturale
  • Spasmi muscolari in quanto la cannabis ha un effetto miorilassante e antispastico ( Sclerosi multipla, Parkinson)
  • L’asma 
  • Il glaucoma
  • La nausea, il vomito durante la chemioterapia
  • L’inappetenza nei malati di Aids
  • Le convulsioni epilettiche
  • I disturbi neurodegenerativi ad esempio  Il morbo di Alzehimer, quello di Parkinson, la corea di Huntington, sono tutte malattie definite neurodegenerative perché sono provocate da una degenerazione delle cellule nervose.
Recenti studi hanno inoltre dimostrato come la cannabis possa essere una valida alternativa allachemioterapia.
Sembra che le utilità della canapa siano infinite..

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