venerdì 3 luglio 2015

Gli italiani sempre più “declinisti felici”. E la vita vale più dei consumi.

E’ racchiusa in questa profetica citazione della grande anima dell’India, il percorso della decrescita felice. Siamo a metà del percorso tra il combattimento e la vittoria. E i segnali di quest’ultima sono sempre più evidenti. Con buona pace di coloro che pensano che un mondo finito possa crescere all’infinito indipendentemente dal pianeta stesso.
Sempre più italiani iniziano a capire che le tematiche legate alla decrescita felice non solo sono reali e vere ma che siano sempre di più auspicabili. E sono sempre di più gli italiani che iniziano a praticarle. Questo è quanto emerge da una recentissima ricerca del Community Media Research per “La Stampa”, secondo il quale il 70% della popolazione è attenta a equilibrio e sostenibilità del progresso.
Pubblichiamo di seguito la ricerca, sempre più convinti che la strada intrapresa diversi anni fa si stia rivelando ogni giorno di più la migliore possibile.

Viviamo una metamorfosi inconsapevole, una stagione segnata da trasformazioni sociali ed economiche radicali. Ciò nonostante, fatichiamo a comprenderne la portata reale. Siamo immersi in un «presente continuo» generato dalle nuove tecnologie che fondono passato e futuro in qualcosa che appare tutto contemporaneo. Senza rendercene conto, stiamo riscrivendo i paradigmi dello sviluppo. L’occasione di Expo sotto questo profilo è emblematica. Una molteplicità di Paesi espone non solo architetture o cibi, ma le idee di progresso che li connotano. Un’evoluzione diversa da quella che ha originato le nostre società, e che ancora fatichiamo a prefigurare in modo compiuto. Quel che è certo, è che non è più destinata a una crescita lineare e progressiva, ma molteplice e multidimensionale; non può più contare su una disponibilità illimitata di risorse e deve immaginarsi più equa e sostenibile.

Diversi progressi
Tutto ciò, all’interno di un quadro complicato dal fatto che alcune parti (minoritarie) del globo hanno già conosciuto lo sviluppo industriale, mentre altre (maggioritarie) si stanno affacciando in questi anni. Proprio per questi motivi, le teorie sul progresso stanno conoscendo rivisitazioni profonde. Studiosi come Senn, Attali, Latouche propongono prospettive diverse per lo sviluppo, passando dal considerare fondamentali la crescita delle capabilities individuali, fino all’idea di una decrescita felice. La stessa misura della ricchezza di una nazione, attraverso il Prodotto interno lordo (Pil) è da anni messa in discussione e si cercano nuovi indicatori. Di considerare come la ricchezza non sia solo frutto della produzione materiale, ma anche della salute, dell’istruzione, del benessere psico-fisico di una popolazione.

Fonte : http://decrescitafelice.it/

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