Cibi di casa nostra: meglio per le nostre tasche e la nostra salute
Al convegno organizzato da Rete GAS Puglia e portato in giro per tutta la regione Puglia nelle fiere,sagre e piazze: "Una filiera agricola tutta pugliese e qualità dei prodotti per superare la crisi e mangiare sano", il relatore Michele Uva ha collegato la globalizzazione del commercio del cibo con gli allarmi alimentari, sempre più frequenti, con la maggior lavorazione dei cibi e con l’allungamento dei passaggi per arrivare ai consumatori.
Il risultato di tutto ciò sono alimenti sempre meno freschi per poter essere trasportati per migliaia di chilometri, sempre più carichi di additivi e aromi, sempre più lontani dalla natura e dall’agricoltura, sempre meno italiani, con una forbice dei prezzi al consumo e alla produzione che si allarga. Ma la Rete GAS Puglia ha la risposta creando filiere tutte agricole e tutte pugliesi. "L’Europa riceve il 12 % delle importazioni di cibo mondiali — ha detto Uva --- Ricordiamo la Bse, l’influenza aviaria, il pollo alla diossina, il batterio killer, la mozzarella blu… Il 95 per cento dei casi sono state malattie d’importazione. Nessuna emergenza ha mai avuto origine dall’Italia. Non è una fortuna, ma il risultato di un sano processo produttivo degli alimenti che ci viene da 10 mila anni di storia, quando i popoli transumanti inventarono le conserve per portarsi il cibo appresso e da qui abbiamo creato una cultura degli alimenti con pochi eguali al mondo".
"In Europa esiste il Rasff, il sistema di allerta e respingimento degli alimenti non-sicuri alle frontiere — ha spiegato Uva — Negli ultimi sei anni i rigetti sono aumentati: quest’anno sono al 5 per cento. Quali sono i cibi che risultano più contaminati? Alimenti dietetici e speziati. In ogni caso sempre alimenti ‘processati’, cioè che hanno subito delle lavorazioni dall’industria. E sono i tre quarti del commercio alimentare mondiale. Un sistema che posa su una filiera lunga, quindi meno controllabile. In prospettiva, il rischio alimentare è destinato sempre a crescere. Accorciare la filiera significa più controllo e meno storture. Prendiamo un vasetto di passata di pomodoro: euro 0,99 (offerto in sottocosto, dalla grande distribuzione). Il pomodoro incide per il 9 per cento (euro 0,08), il contenitore per il 19 (euro 0,19), il restante 72 per cento va in trasformazione, logistica e distribuzione (euro 0,72). Chi ha pagato il sottocosto?».
" I cibi che arrivano da lontano devono essere manipolati per poter resistere al trasporto come specifica meglio un rapporto di Manfredini della coldiretti — ha aggiunto Uva — Ecco i coloranti, gli additivi, gli aromi per dare colore e gusto a qualcosa che non sa di niente. Le banane vengono raccolte acerbe, maturano in nave e quando arrivano contengono meno potassio delle nostre pesche. Questo il consumatore non lo sa. Un chilo di ciliegie dal Cile consuma 7 chili di petrolio per arrivare. Fate conto che in Italia l’83 per cento dell’energia viene da combustibili fossili, l’86 per cento delle merci viaggia su strada e ogni italiano consuma 6-8 chili di merce trasportata al giorno; ogni pasto percorre mediamente quasi 2000 km".
"Per superare la crisi abbiamo cominciato da tempo a promuovere nei comuni dove ciò è possibile i mercati degli agricoltori con la vendita diretta — ha concluso Uva — e siamo pronti per iscrivere già nei prossimi mesi almeno altri 20 GAS nuovi da tutta la Puglia. Inoltre stiamo mettendo su un sistema di concentrazione del prodotto agricolo di tutte le aziende pugliesi che aderiscono alla nostra rete, che verrà distribuito attraverso i canali dei singoli GAS, in tutta la Puglia."
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