martedì 11 ottobre 2011

Provvedere ad un’alimentazione migliore: diamoci da fare.

Penso che partire dal decalogo di M. Pollan sia perfettamente sensato, riassumendolo:

1) Semplificare il concetto di cibo, tornare alla cucina tradizionale e basarsi sull’integrità degli alimenti;
2) Tenersi lontani da sostanze contaminanti di cui i cibi industriali sono pieni;
3) Fidarsi il meno possibile –> Quindi: conoscere gli allevatori, gli orticoltori o, ancora meglio, produrre il proprio cibo.
(Vedi anche la sintonia con i punti 05, 07 e 08 del Decalogo Alimentare di Monteveglio CT).
Provengo da una esperienza di più di un anno passato a cercare e sperimentare circuiti e iniziative di alimentazione biologica in città. Provate anche voi a sperimentare le seguenti scelte (in ordine crescente di coinvolgimento) al livello più alto possibile :

0. Livello zero .

Frutta, verdura, carni della grande distribuzione (provenienti da monocolture ad alto uso di fertilizzanti, pesticidi, erbicidi, conservanti, funghicidi; ortaggi fuori stagione coltivati in serra; allevamenti intensivi a base di mangimi animali, ormoni, antibiotici, dopanti).

1. Alimenti a Km 0.

Si elimina l’impronta ecologica (pdf) del trasporto. Ma chi mi assicura che i prodotti non sono coltivati con i metodi di sempre?
Questo è garantito solo da un rapporto diretto e continuativo col produttore stesso.

2. Alimenti biologici.

2.1 Prima scelta: acquistarli in negozi specializzati o mercati certificati.
C’è stato un periodo in cui viaggiavo quattro-cinque volte al mese per andare ad acquistare presso (super)mercati Bio. 

2.2 Seconda scelta: acquistarli in internet con distribuzione a domicilio. Questa è la famosa cesta settimanale biologica.

2.3 Alimenti biologici acquistati direttamente dai produttori.
Questo non è pratico se si vive molto lontano dalle zone di produzione. Ho provato solo con alimenti di cui si può fare scorta: olio (comprandone 50-100 litri alla volta) e carne (una spesa di 200-300 euro per poi congelarla).

3. GAS – gruppi di acquisto solidale.

Il Gas consiste in una rete di cittadini (consumatori è la parola da non usare :) che decidono di acquistare all’ingrosso prodotti bio. Si organizza poi la distribuzione tra i partecipanti.
La logica dei gruppi di acquisto è spiegata bene in questa puntata di Report 1/11/2009. Esiste un sito della Rete Gas Puglia.
E’ meglio creare un Gas dopo aver cominciato ad intessere un rapporto con le persone (ad esempio all’interno di una Transizione, esempi sono in provincia di Bari, Foggia, Lecce ecc..). Altrimenti, se ci si limita ad una motivazione puramente commerciale, il legante è troppo debole per garantire la durata dell’iniziativa.

Fonte Emmanuele Cammarano


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