venerdì 25 novembre 2011

In Europa la povertà aumenta, ma nonostante ciò i governi aggiungono tasse sul cibo

Povertà e ostacoli all’accesso al cibo sono problemi attuali anche in Europa . Ma “quando il piatto piange” i croupier dei casinò di Stato allungano i rastrelli sulle tasche più piccole, come sta accadendo in questi giorni in Italia.
Secondo l’ultimo studio dell’Insee www.insee.fr («Institut national de la statistique et des études économiques»),la povertà in Europa ha ripreso ad salire: nella sola Francia poco meno di 8,2 milioni di persone, cioè il 13,5% della popolazione, viveva nel 2009 al di sotto della soglia di povertà.1 E se la fortuna è cieca, la sfortuna non lo è affatto: le fasce meno abbienti hanno subito un ulteriore impoverimento dell’1,1%, tra il 2008 e il 2009, a fronte del pur modesto progresso generale d’Oltralpe (+0,4%).
A livello europeo il tasso medio di povertà nel 2008 è stato stimato nel 16,5% della popolazione, con picchi nell’Europa dell’Est (Romania, 23,4%) ma anche in Regno Unito, Italia, Spagna e Grecia (20% circa). Assai migliori le condizioni di vita al Nord, oltreché in Austria e Paesi Bassi, ove i poveri non superavano il 12% degli abitanti.
Nel giugno dell’anno scorso gli Stati europei si erano impegnati a fare uscire entro dieci anni 20 milioni di persone dal rischio di “privazione materiale” (un nuovo indicatore di esclusione sociale riferito all’incapacità di accedere a risorse essenziali come cibo e alloggio).

Anche l’Italia, come è noto, deve mettere a posto i conti pubblici e ieri ha deciso di aumentare dal 20 al 21% l’IVA.  Si tratta di una misura che colpisce indiscriminatamente ogni acquisto di beni essenziali come appunto il cibo, a prescindere dalle disponibilità (di reddito e patrimonio) dei singoli cittadini e delle loro famiglie. L’aumento dell’aliquota sui cibi comporterebbe un aggravio della spesa alimentare di quasi 200€ l’anno a famiglia. Come sempre a discapito delle tasche più magre ma anche dell’intera filiera agroalimentare che nel nostro Paese offre occupazione e reddito a diversi milioni di famiglie. Depressione dei consumi e dei consumatori, in un frangente tutt’altro che roseo.

Dario Dongo

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