venerdì 4 novembre 2011

Rottamazione computer usati

La rottamazione dei computer usati va affidata a ditte specializzate per il recupero ed il riciclo dei metalli e di alcuni componenti elettronici ed il contemporaneo smaltimento con procedure ecologiche delle sostanze tossiche e dei componenti nocivi.

In linea di massima è sconsigliabile per l'utente finale provvedere direttamente alla rottamazione dei computer usati.

Cosa succede al vecchio pc quando arriva il momento di sostituirlo con uno nuovo?

Di solito finisce in discarica, contribuendo a inquinare l'ambiente con le sostanze tossiche che contiene.

Eppure, molto spesso i suoi componenti potrebbero essere riutilizzati o bonificati.

Chi oggi compra un computer sa che domani il suo acquisto potrebbe già essere fuori produzione, contenere parti che si sono svalutate del 100%, non essere più in grado di supportare i nuovi software (dai giochi 3D alle piattaforme per l'ufficio) che si susseguono a ritmo sfrenato sui banchi dei negozi d'informatica.

Tutto questo ha un costo non solo per le tasche degli acquirenti, ma anche per il delicato equilibrio ambientale del pianeta.

Per ogni pc nuovo che si acquista, infatti, per ogni rincorsa al prodotto più potente, più alla moda, più raffinato tecnologicamente, ci sono macchine e componenti che invecchiano precocemente e quindi vengono candidati alla rottamazione.

Computer, stampanti, monitor, cartucce d'inchiostro che diventano obsoleti in pochi anni (o addirittura mesi), e devono sere sostituiti dalla meraviglia tecnologica del momento.

Qual è il destino dei computer usati, i quali difficilmente sono stati realizzati con materiali compatibili con l'ambiente e che quindi contengono (o sono essi stessi) sostanze pericolose per l'ecosistema?

Si sta parlando di plastiche e metalli difficili da trattare, di polveri e gas tossici, di batterie, di olii, di parti in silicio, cadmio o altre sostante che richiedono solventi a loro volta di difficile gestione.

Il piombo, per esempio, presente nelle batterie e nei tubi catodici, può provocare il cancro.

Il cadmio è pericoloso per i reni, il mercurio, contenuto negli interruttori, può arrecare danni al cervello.

Le statistiche dicono che se ogni europeo riuscisse a recuperare dalla rottamazione dei computer usati almeno quattro chili di apparecchiature elettriche ed elettroniche all'anno, si risparmierebbe l'equivalente di 120 milioni di Gigajoule, pari a 2,8 milioni di tonnellate di petrolio ogni anno, con un risparmio energetico del 60-80% rispetto all'utilizzo di materia vergine.

Sono dati e obiettivi fissati dalla direttiva europea sui rifiuti tecnologici, varata nel giugno del 2000, che si articola in due proposte:

- una relativa alle attrezzature elettriche ed elettroniche fuori uso: WEEE, ovvero Waste Electrical and Electronic Equipment

- e la seconda, chiamata RoHS (Restriction of the Use of Hazardous Substances), che prevede norme specifiche per il trattamento di sostanze tossiche derivate da apparecchiature elettriche ed elettroniche.

Nel frattempo, in Italia è ancora attiva la legge Ronchi, che cerca di sensibilizzare le amministrazioni comunali e i produttori di componenti informatiche a considerare, a partire dal processo di ideazione dei nuovi pc fino a quello di rottamazione computer usati, tutte le possibili situazioni per limitare al massimo l'impatto ambientale dovuto al ciclo di vita di questi prodotti.

Ma naturalmente non è sufficiente, e dunque oltre all'impegno delle aziende e delle istituzioni, diventa essenziale la nascita e lo sviluppo di società specializzate nel recupero, nello smistamento e nel riciclaggio di componenti derivate dalla dismissione di prodotti dell'informatica.

Oltre alle aziende produttrici di componenti informatiche esistono in Italia alcune società che si stanno specializzando nel recupero di vecchi pc e stampanti per poterne riciclare le parti ancora funzionanti e smaltire in forma ecologica, secondo le disposizioni delle leggi internazionali, le componenti a rischio per l'ambiente.

Oltre a questo, recuperano quei metalli (oro, argento, rame, ferro, alluminio) e quei materiali che possiedono un valore autonomo sul mercato del riciclo.

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