In principio erano i Gas, cioè i gruppi di acquisto solidale, reti di
solidarietà in cui amici e conoscenti si riuniscono per comprare
prodotti evitando le lunghe e costose filiere tradizionali di
distribuzione. L’acquisto attraverso i Gas è conveniente e gratificante:
si possono fare grandi scorte di parmigiano a metà prezzo, si fa
arrivare l’olio extravergine direttamente dalla Puglia, si compra la
verdura della cascina sotto casa. Difficile però trovare il Gas giusto:
quante volte vi è capitato di sentirne parlare dall’amica che ne conosce
uno perfetto, ma che purtroppo accetta solo famiglie con tre figli,
oppure dal vicino che ordina arance e limoni in Sicilia, ma in realtà se
ne occupa la sorella e lo fa solo a Natale? Per molti, aderire a un Gas
rimane una speranza.
Gruppi di acquisto collettivo
L’idea di acquistare prodotti controllati, bio, di ottima qualità e a
chilometri zero, spendendo dal 30 al 60% in meno rispetto ai negozi,
ovviamente piace a tutti. Chi ha un bilancio familiare e presta
attenzione alla qualità, sarà lieto di sapere che i Gas si sono evoluti.
Dalla loro esperienza sono nati i Gac, o Gruppi di acquisto
collettivo.
“I Gas sono nati nel 1996 a Fidenza – spiega Alessandro Mostaccio,
presidente del Movimento Consumatori Piemonte –. Da allora sono
cresciuti e si sono diffusi in gran parte di Italia, ma normalmente
rimangono di dimensioni ridotte, dieci o quindici famiglie che
volontariamente si specializzano in acquisti mirati. Dalla esperienza
dei Gas abbiamo mutuato molto, ma abbiamo anche cercato di andare
avanti, per riunire il maggior numero di famiglie con una modalità di
spesa innovativa: un acquisto diretto presso il produttore, con
attenzione assoluta alla qualità e abbattimento dei costi di
distribuzione, trasporto, imballaggio e marketing. Il Movimento
Consumatori Torino, nell’ambito del Programma triennale di contrasto
alla vulnerabilità sociale della Provincia di Torino ‘Fragili
Orizzonti’, sperimenta dal 2007 la costituzione di Gruppi di acquisto in
regime di filiera corta come misura di sostegno al reddito e alle pari
opportunità. Siamo riusciti a organizzare una rete ampia e strutturata
di Gac, grazie al progetto ‘Collettivo è Meglio’, che funziona con la
supervisione e la capacità organizzativa del Movimento Consumatori, ma
nasce dalla consolidata partnership con l’Assessorato alle Politiche
Attive di Cittadinanza, Diritti Sociali e Parità della Provincia di
Torino”.
Ma perché la Provincia di Torino ha deciso di scommettere sui Gac?
“L’attuale crisi economico – finanziaria – spiega l’assessore
Mariagiuseppina Puglisi – porta un aumento generalizzato dei prezzi,
incertezza del lavoro, ridimensionamento della spesa sociale e riduzione
progressiva del potere d’acquisto dei cittadini. Questi fattori hanno
esteso anche al cosiddetto ceto medio l’area della difficoltà e del
disagio economico, accentuando per ciascuno il grado di vulnerabilità
sociale. Potenziare i Gac mira a offrire la possibilità, non solo a chi
se lo può permettere, di alimentarsi in modo sano, con cibi biologici,
di stagione e provenienti dal nostro territorio, a un costo molto
contenuto”. Una politica lungimirante e sensibile, pensata per evitare
che le famiglie risparmino indirizzando i propri consumi solo su
prodotti a basso costo e di bassa qualità.
“Già molte persone vivono l’attività di consumo non in maniera
neutrale – prosegue l’assessore Puglisi –. Le famiglie sono attente e
sanno valutare i loro consumi sotto diversi profili: economico,
ambientale, socioculturale ed etico. Noi, come Amministrazione
provinciale, vogliamo favorire uno stile attivo e consapevole di
consumo. Altrettanto importante è il rapporto tra cibo e salute: siamo
consapevoli che quando scegliamo cosa acquistare e cucinare stiamo
facendo una scelta rilevante per la nostra vita, che ci può aiutare a
prevenire patologie anche severe. L’esperienza dei Gac vuole riflettere e
fare riflettere sugli stili di vita, senza moralismi e senza
colpevolizzazioni, piuttosto come alternativa praticabile concretamente
da ciascuno di noi per ridurre lo spreco, ridurre l’impiego di risorse e
contribuire a un cambiamento culturale. I dati ci danno ragione: da
ottobre 2008, data di partenza del progetto, sono nati 12 Gac a Torino e
nel territorio provinciale, cui aderiscono al momento 750 famiglie”.
La spesa
Cosa si compra in un Gac? “Generi alimentari soprattutto – continua
Alessandro Mostaccio – ma anche prodotti per la casa o prodotti per
l’infanzia: grazie all’unione di un alto numero di consumatori,
riusciamo ad avere un listino eccezionalmente fornito che contiene circa
cento articoli diversi. Gli alimenti sono tutti certificati biologici,
ovviamente freschi, di stagione e il più possibile locali, per
valorizzare le economie del nostro territorio. Il Movimento Consumatori
seleziona le aziende produttrici e si occupa di effettuare ulteriori
analisi di laboratorio sulla corrispondenza tra le certificazioni
biologiche e la reale assenza di ogni residuo chimico. La logica che
ispira la scelta del produttore è di tipo concorrenziale: siamo sempre
alla ricerca del miglior produttore e del miglior prezzo. Quando c’è la
richiesta di un prodotto che manca nel listino, ci muoviamo per
sensibilizzare le aziende ad avviare nuove produzioni, come è successo
nel caso del pane biologico; non esistevano abbastanza forni attrezzati,
così siamo andati a cercare aziende disposte a modificare la produzione
a fronte di una certa garanzia di ordini. Lo stesso è accaduto con
altri prodotti, per esempio la maggior parte della frutta e della
verdura biologica”.
Qualche esempio di prodotti in vendita? “Cominciamo con il pane
bianco biologico – continua Mostaccio –; viene fornito in miche o filoni
e costa 3,10 euro al chilo: rispetto a quello che si trova sul mercato,
noterete che il prezzo è più basso. Il motivo è che il Movimento
Consumatori si impegna a garantire la piena corrispondenza tra il prezzo
del produttore e il prezzo finale, vale a dire che non viene effettuato
alcun ricarico sul prezzo. Tutti i documenti relativi all’acquisto sono
trasparenti, pubblici e liberamente consultabili. Altri esempi? Un
chilo di pomodori cuore di bue costa 1,45 euro; mezzo chilo di pasta
corta 0,74 euro; un chilo di melanzane costa 1,25 euro, 4 uova 1 euro.
Ricordo che stiamo parlando di prodotti biologici, ma i prezzi,
nonostante siano biologici, sono comunque circa il 10% più bassi
rispetto agli stessi prodotti frutto di agricoltura convenzionale”.
fonte : Giovani Genitori
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