mercoledì 6 giugno 2012

Collettivo è meglio. Come misura di sostegno al reddito

In principio erano i Gas, cioè i gruppi di acquisto solidale, reti di solidarietà in cui amici e conoscenti si riuniscono per comprare prodotti evitando le lunghe e costose filiere tradizionali di distribuzione. L’acquisto attraverso i Gas è conveniente e gratificante: si possono fare grandi scorte di parmigiano a metà prezzo, si fa arrivare l’olio extravergine direttamente dalla Puglia, si compra la verdura della cascina sotto casa. Difficile però trovare il Gas giusto: quante volte vi è capitato di sentirne parlare dall’amica che ne conosce uno perfetto, ma che purtroppo accetta solo famiglie con tre figli, oppure dal vicino che ordina arance e limoni in Sicilia, ma in realtà se ne occupa la sorella e lo fa solo a Natale? Per molti, aderire a un Gas rimane una speranza. 

Gruppi di acquisto collettivo

L’idea di acquistare prodotti controllati, bio, di ottima qualità e a chilometri zero, spendendo dal 30 al 60% in meno rispetto ai negozi, ovviamente piace a tutti. Chi ha un bilancio familiare e presta attenzione alla qualità, sarà lieto di sapere che i Gas si sono evoluti. Dalla loro esperienza sono nati i Gac, o Gruppi di acquisto collettivo. 
“I Gas sono nati nel 1996 a Fidenza – spiega Alessandro Mostaccio, presidente del Movimento Consumatori Piemonte –. Da allora sono cresciuti e si sono diffusi in gran parte di Italia, ma normalmente rimangono di dimensioni ridotte, dieci o quindici famiglie che volontariamente si specializzano in acquisti mirati. Dalla esperienza dei Gas abbiamo mutuato molto, ma abbiamo anche cercato di andare avanti, per riunire il maggior numero di famiglie con una modalità di spesa innovativa: un acquisto diretto presso il produttore, con attenzione assoluta alla qualità e abbattimento dei costi di distribuzione, trasporto, imballaggio e marketing. Il Movimento Consumatori Torino, nell’ambito del Programma triennale di contrasto alla vulnerabilità sociale della Provincia di Torino ‘Fragili Orizzonti’, sperimenta dal 2007 la costituzione di Gruppi di acquisto in regime di filiera corta come misura di sostegno al reddito e alle pari opportunità. Siamo riusciti a organizzare una rete ampia e strutturata di Gac, grazie al progetto ‘Collettivo è Meglio’, che funziona con la supervisione e la capacità organizzativa del Movimento Consumatori, ma nasce dalla consolidata partnership con l’Assessorato alle Politiche Attive di Cittadinanza, Diritti Sociali e Parità della Provincia di Torino”.
Ma perché la Provincia di Torino ha deciso di scommettere sui Gac? “L’attuale crisi economico – finanziaria – spiega l’assessore Mariagiuseppina Puglisi – porta un aumento generalizzato dei prezzi, incertezza del lavoro, ridimensionamento della spesa sociale e riduzione progressiva del potere d’acquisto dei cittadini. Questi fattori hanno esteso anche al cosiddetto ceto medio l’area della difficoltà e del disagio economico, accentuando per ciascuno il grado di vulnerabilità sociale. Potenziare i Gac mira a offrire la possibilità, non solo a chi se lo può permettere, di alimentarsi in modo sano, con cibi biologici, di stagione e provenienti dal nostro territorio, a un costo molto contenuto”. Una politica lungimirante e sensibile, pensata per evitare che le famiglie risparmino indirizzando i propri consumi solo su prodotti a basso costo e di bassa qualità. 
“Già molte persone vivono l’attività di consumo non in maniera neutrale – prosegue l’assessore Puglisi –. Le famiglie sono attente e sanno valutare i loro consumi sotto diversi profili: economico, ambientale, socioculturale ed etico. Noi, come Amministrazione provinciale, vogliamo favorire uno stile attivo e consapevole di consumo. Altrettanto importante è il rapporto tra cibo e salute: siamo consapevoli che quando scegliamo cosa acquistare e cucinare stiamo facendo una scelta rilevante per la nostra vita, che ci può aiutare a prevenire patologie anche severe. L’esperienza dei Gac vuole riflettere e fare riflettere sugli stili di vita, senza moralismi e senza colpevolizzazioni, piuttosto come alternativa praticabile concretamente da ciascuno di noi per ridurre lo spreco, ridurre l’impiego di risorse e contribuire a un cambiamento culturale. I dati ci danno ragione: da ottobre 2008, data di partenza del progetto, sono nati 12 Gac a Torino e nel territorio provinciale, cui aderiscono al momento 750 famiglie”.

La spesa

Cosa si compra in un Gac? “Generi alimentari soprattutto – continua Alessandro Mostaccio – ma anche prodotti per la casa o prodotti per l’infanzia: grazie all’unione di un alto numero di consumatori, riusciamo ad avere un listino eccezionalmente fornito che contiene circa cento articoli diversi. Gli alimenti sono tutti certificati biologici, ovviamente freschi, di stagione e il più possibile locali, per valorizzare le economie del nostro territorio. Il Movimento Consumatori seleziona le aziende produttrici e si occupa di effettuare ulteriori analisi di laboratorio sulla corrispondenza tra le certificazioni biologiche e la reale assenza di ogni residuo chimico. La logica che ispira la scelta del produttore è di tipo concorrenziale: siamo sempre alla ricerca del miglior produttore e del miglior prezzo. Quando c’è la richiesta di un prodotto che manca nel listino, ci muoviamo per sensibilizzare le aziende ad avviare nuove produzioni, come è successo nel caso del pane biologico; non esistevano abbastanza forni attrezzati, così siamo andati a cercare aziende disposte a modificare la produzione a fronte di una certa garanzia di ordini. Lo stesso è accaduto con altri prodotti, per esempio la maggior parte della frutta e della verdura biologica”.
Qualche esempio di prodotti in vendita? “Cominciamo con il pane bianco biologico – continua Mostaccio –; viene fornito in miche o filoni e costa 3,10 euro al chilo: rispetto a quello che si trova sul mercato, noterete che il prezzo è più basso. Il motivo è che il Movimento Consumatori si impegna a garantire la piena corrispondenza tra il prezzo del produttore e il prezzo finale, vale a dire che non viene effettuato alcun ricarico sul prezzo. Tutti i documenti relativi all’acquisto sono trasparenti, pubblici e liberamente consultabili. Altri esempi? Un chilo di pomodori cuore di bue costa 1,45 euro; mezzo chilo di pasta corta 0,74 euro; un chilo di melanzane costa 1,25 euro, 4 uova 1 euro. Ricordo che stiamo parlando di prodotti biologici, ma i prezzi, nonostante siano biologici, sono comunque circa il 10% più bassi rispetto agli stessi prodotti frutto di agricoltura convenzionale”.

fonte : Giovani Genitori

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