Ancora un calo dell'indice del prodotto interno: l'istituto di statistica conferma la recessione. Con questi numeri su base annua il prodotto interno diminuirà dell’1,4 per cento. Nel periodo gennaio-marzo la ricchezza nazionale si è ridotta dello 0,8 per cento. Flessione di consumi e esportazioni.
Il Pil italiano è ancora in calo e l’Istat conferma che il Paese è in recessione. Con i dati trimestrali diffusi oggi dall’Istat tocchiamo i risultati congiunturali peggiori da tre anni, quando nel 2009
per l’economia italiana si era registrato un calo del 3,5 per cento,
sempre rispetto agli stessi periodi dell’anno. Su base annua il prodotto
interno diminuirà, se le condizioni economiche rimarranno identiche ai
primi tre mesi dell’anno, dell’1,4 per cento, quindi anche peggio delle
previsioni dell’istituto di statistica che si aspettava un calo
tendenziale dell’1,3 per cento. A livello congiunturale per il periodo
fra gennaio e marzo invece, l’indice che misura la ricchezza nazionale
si è contratto dello 0,8 per cento. Il dato più eloquente è quello
sulla spesa delle famiglie italiane: nel primo trimestre del 2012 è
diminuita del 2,4 per cento rispetto al primo trimestre del 2012 e
dell’1 per cento rispetto al trimestre precedente. Sull’economia
italiana pesano sia la contrazione della domanda interna ma anche quella estera. Fra i comparti produttivi in positivo solo l’agricoltura, mentre crolla il settore delle costruzioni.
Tutte
le componenti della domanda interna, eccetto la spesa della Pubblica
Amministrazione, sono risultate in diminuzione, in un contesto di
marcata contrazione delle importazioni e di lieve calo delle esportazioni.
La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 1,2 punti
percentuali alla crescita del Pil (-0,6 i consumi delle famiglie, -0,7
gli investimenti fissi lordi, mentre la spesa della PA ha contribuito
positivamente per 0,1 punti percentuali). Anche la variazione delle
scorte ha contribuito negativamente alla crescita del Pil (-0,5 punti
percentuali), mentre il contributo della domanda estera netta è stato positivo per 0,9 punti percentuali. L’andamento dell’offerta mostra variazioni congiunturali negative per il valore aggiunto dell’industria (-2,0%) e dei servizi (-0,6%), mentre quello dell’agricoltura è aumentato del 4,9 per cento.
In termini congiunturali, le importazioni
di beni e servizi sono diminuite del 3,6 per cento e il totale delle
risorse (Pil e importazioni di beni e servizi) dell’1,5 per cento. Dal
lato della domanda, le esportazioni sono calate dello
0,6 per cento, gli investimenti fissi lordi sono diminuiti del 3,6 per
cento e i consumi finali nazionali dello 0,6 per cento. Nell’ambito dei
consumi finali, la spesa delle famiglie residenti si è
ridotta dell’1,0 per cento, mentre quella della Pubblica Amministrazione
e delle Istituzioni Sociali Private è aumentata dello 0,4 per cento.
Gli investimenti hanno registrato, in termini
congiunturali, una contrazione del 3,6 per cento, con cali del 12,5 per
cento per gli investimenti in mezzi di trasporto, del 3,3 per cento per le costruzioni e del 2 per cento per macchine, attrezzature e altri prodotti.
In termini tendenziali la spesa delle famiglie sul territorio nazionale ha registrato una riduzione del 2,4 per cento: in particolare, gli acquisti di beni durevoli
sono diminuiti dell’11,8 per cento, quelli di beni non durevoli del 2,3
per cento e gli acquisti di servizi dello 0,2 per cento.
Nel primo trimestre del 2012 la variazione congiunturale del valore aggiunto è negativa nelle costruzioni (-3,2%), nell’industria in senso stretto (-1,6%), nel settore che raggruppa le attività del commercio, alberghi e pubblici esercizi, trasporti e comunicazioni (-1,0%), nel settore del credito, assicurazioni, attività immobiliari e servizi professionali (-0,5%) e in quello degli altri servizi (-0,1%); una variazione positiva si registra solo per l‘agricoltura (+4,9%). In termini tendenziali, il valore aggiunto delle costruzioni
è diminuito del 6,8 per cento, quello dell’industria in senso stretto
del 3,1 per cento e quello dei servizi dello 0,3 per cento, mentre
quello dell’agricoltura è aumentato dello 0,4 per cento.
La recessione in corso pone l’Italia dietro rispetto alla media dei paesi dell’Eurozona, degli Stati Uniti e del Giappone.
Nel primo trimestre del 2012 dice l’Istat -, in termini congiunturali,
il Pil è aumentato dell’1 per cento in Giappone, dello 0,5 per cento
negli Stati Uniti e in Germania, è rimasto stazionario in Francia, mentre è diminuito dello 0,3 per cento nel Regno Unito.
In termini tendenziali, il prodotto ha registrato un incremento del 2,6
per cento in Giappone, del 2,0 per cento negli Stati Uniti, dell’1,2
per cento in Germania, dello 0,3 per cento in Francia, mentre è
diminuito dello 0,1 per cento nel Regno Unito. Nel complesso, il Pil dei
Paesi dell’area Euro è rimasto stazionario rispetto al trimestre
precedente ed è diminuito dello 0,1 per cento nel confronto con lo
stesso trimestre del 2011.
fonte : Il fatto quotidiano
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