venerdì 29 giugno 2012

Italia come in guerra In crisi il benessere delle famiglie

l Centro studi di Confindustria ritocca le previsioni: il Pil arretrerà del 2,4% nel 2012 e del 0,3% nel 2013 e parla di «grave recessione». I danni economici «sono equivalenti a quelli di un conflitto». I consumi delle famiglie italiane continueranno a scendere anche nel prossimo biennio Anche «se non siamo in guerra» i «danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto e a essere colpite sono state le parti più vitali e preziose del sistema Italia». Colpite le parti «da cui dipende il futuro del Paese» con le famiglie che non riescono più nemmeno a fare la spesa nei discount.
Secondo il Centro studi di Confindustria, infatti, l'Italia precipita in una grave recessione e le stime di crescita per il prossimo biennio certificano l'arretramento del Pil: -2,4% nel 2012 e -0,3% nel 2013. Confindustria ritocca all'ingiù le previsioni, "ottimistiche", elaborate nel dicembre dello scorso anno quando si scommetteva su un rapido rientro dell'eurocrisi e per il Pil, dato in negativo all'1,6%, si aprivano possibilità di recupero dello 0,6% nel 2013.

E invece non è stato cosi. «Il 90% dell'arretramento di quest'anno è già acquisito nel secondo trimestre 2012 (-2,1)», scrivono gli economisti di viale dell'Astronomia, ricordando non solo le conseguenze innescate dall'esito incerto delle elezioni in Grecia, la crisi delle banche spagnole ma anche il fatto che «le istituzioni europee non sono riuscite a trovare una soluzione praticabile e credibile a causa della contrapposizione degli interessi nazionali dei singoli stati».


Per il Csc l'Italia non è in guerra ma la forza della crisi ha avuto, di fatto, lo stesso impatto. «Non siamo in guerra: ma i danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto», dice. Ad essere colpite infatti «le parti più vitali e preziose del sistema Italia», proseguono gli economisti di viale dell'Astronomia additando nell'industria manifatturiera e nelle giovani generazioni, proprio come in un conflitto, le vittime privilegiate.


«L'aumento e il livello dei debiti pubblici sono analoghi in quasi tutte le economie avanzate a quelli che si sono presentati al termine degli scontri bellicii mondiali», si legge ancora nel report. Ma una guerra invece c'è, prosegue, ed è quella «combattuta una volta di più dentro l'Europa e dentro l'Italia». Come nei secoli passati in cui, concludono, «gli interessi di parte prevalevano su tutto e tutti».


Consumi

I consumi delle famiglie italiane continueranno a scendere anche nel prossimo biennio: -2,8% nel 2012 e -0,8% nel 2013. I consumi reali sono così a -4,5% rispetto alla media 2007.

Nel 2013 il livello di benessere degli italiani sarà del 10% inferiore rispetto alla media 2007, quasi 2.500 euro in meno a prezzi costanti. Lo stima il Csc che sostiene che si tratta di una «perdita difficilmente recuperabile» se non si riporta il Paese «su un sentiero di crescita superiore al 2% annuo».


7 famiglie povere su 10 tagliano la spesa

Quasi sette poveri su dieci (69%) hanno modificato la quantità e/o la qualità dei prodotti acquistati. È quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che il numero delle famiglie povere che fa la spesa negli hard discount è raddoppiato negli ultimi sei anni per effetto della crisi, secondo le elaborazioni su dati Istat. Le difficoltà delle famiglie povere italiane non riguardano quindi solo il pagamento del mutuo come indicato nel quarto trimestrale della situazione occupazione e sociale Ue pubblicato dalla Commissione europea ma anche l’acquisto di prodotti alimentari che è la seconda voce di spesa degli italiani dopo l’abitazione.

Un nucleo familiare su cinque (20%) tra quelli con i livelli più bassi di spesa in Italia si rivolge agli acquisti low cost, contro il 10% di sei anni fa. Alla tendenza da parte di un crescente segmento della popolazione. Ad acquistare prodotti alimentari a basso prezzo nei discount, però può corrispondere anche una bassa qualità, con il rischio che il risparmio sia solo apparente. Risparmiare oltre un certo limite sul cibo può, infatti, significare nutrirsi di alimenti che possono avere contenuto scadente con effetti negativi sul piano nutrizionale, sulla salute e sul benessere delle persone.



 

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