lunedì 18 giugno 2012

Olio extravergine: i consumatori non distinguono l'olio eccellente da quello standard. La provenienza viene ritenuta molto importante

L'olio extravergine d'oliva è forse il prodotto italiano per eccellenza, e i consumatori dovrebbero essere abbastanza bravi da saper riconoscere la qualità. Non è così. Anche nel nostro Paese la perdita di “cultura alimentare” continua a erodere molte conoscenze legate alla tradizione e al territorio e l'olio non fa eccezione. Lo ha dimostrato un test condotto dall’Istituto di Biometeorologia del Cnr in accordo con l’Arsia della Regione Toscana e la provincia di Arezzo proprio sulla conoscenza dell'extra vergine da parte dei cittadini.

La prova - come spiega  Alberto Grimelli in una nota pubblicata su Teatronaturale.it  - è avvenuta durante una manifestazione fieristica (Medoliva 2010), coinvolgendo 542 persone, per lo più appartenenti al mondo professionale che ruota intorno alla filiera ovicola e, quindi, un gruppo di “consumatori informati”. Il fine: capire il rapporto con gli oli di qualità in termini di gusti e comportamenti commerciali e l’immagine dell’olio toscano.

Ai consumatori è stato chiesto di assaggiare differenti oli d'oliva, e quindi di esprimere una preferenza, motivarla e di identificare l'olio toscano nel gruppo dei condimenti assaggiati. Sono stati valutati 14 oli di categoria extravergine di alta qualità (4 provenienti dalla Toscana, 4 dal Lazio e dalla Spagna, 4 da Marche, Puglia, Trentino e Croazia). Nel gruppo ci sono anche due campioni firmati da catene di supermercati (un extra vergine prodotto da una multinazionale con caratteristiche organolettiche tenui) e un olio vergine d’oliva famoso con difetto di avvinato (odore che ricorda il vino dovuto a un processo fermentativo delle olive). A ogni consumatore sono stati offerti 6 oli su piccoli pezzetti di pane toscano (4 di qualità e i 2 dei supermercati), per presentarli nella maniera più simile alle abitudini quotidiane (il 70% circa degli intervistati era residente in Toscana, il resto in Lazio, Umbria e Puglia).

L’olio extravergine e quello vergine del supermercato hanno ottenuto punteggi inferiori rispetto agli altro oli di alta qualità, ma la differenza è minima. Tenuto conto che il voto variava da 1 a 9, le persone hanno assegnato  alle bottiglie di extravergine di alta qualità 6, mentre l'olio proposto dalle catene dei  supermercati ha meritato 5. Inoltre, l'extra vergine della GDO e l'olio vergine sono stati giudicati "buoni" dal 40% del campione, mentre il 20% circa ha scelto “indifferente”. In pratica, oltre la metà degli intervistati fa fatica a distinguere un olio extravergine eccellente dagli altri di qualità corrente. La prima conclusione è che se su un pubblico di addetti ai lavori si registra questa difficoltà, chissà cosa succede nelle case degli italiani? 


Un altro dato interessante è che, indipendentemente da profumi e dai sapori, l’extravergine con il punteggio migliore è quello ritenuto di origine toscana. È vero che le caratteristiche organolettiche dell’olio toscano sono differenti rispetto a quello pugliese, umbro, ligure o siciliano... ma questa differenza non è codificata ma è basata molto sull'immaginazione. Un altro dato su cui riflettere è che solo il 12-13% degli intervistati apprezza note aromatiche come l'amaro e il piccante, per cui gli oli con note di carciofo o erba non sono stati premiati.

L’intervista è proseguita con la richiesta di indicare quanto si è disposti a spendere per un litro di extravergine di qualità. La metà delle persone ha indicato una cifra variabile  da 8 a 12 euro, il 25% non è disposto a superare gli 8 euro, la restante  quota  arriva a oltre i 12 euro. A di là delle buone intenzioni di acquisto, la realtà amara è che una considerevole parte dei consumatori non è capace di discriminare un prodotto difettato da uno di pregio.

 Il consumatore non è abituato ad assaggiare  l’olio, in genere lo usa come condimento nell'insalata e questo aspetto limita la valutazione sensoriale. Bisognerebbe spiegare agli acquirenti che l’extravergine non è un condimento neutro, ma è un esaltatore di sapidità e si apprezza il risultato soprattutto se la ricetta è semplice. Forse è necessario iniziare a parlare ai consumatori in modo più semplice, e puntare maggiormente sull’origine, visto che il legame col territorio viene riconosciuto come un elemento importante per la qualità, oltre che sulle caratteristiche organolettiche.

Mariateresa Truncellito

Nessun commento:

Posta un commento

Cerca nel blog