martedì 10 luglio 2012

Energia, il decreto sul V Conto non risolleva il settore del fotovoltaico

Premio Made in Europe poco incisivo per contrastare il dumping cinese.

Una settimana fa l'appello al ministro dell'Ambiente Corrado Clini per sollecitare la firma del Decreto V Conto energia ora, a decreto varato, le reazioni dell'universo delle aziende che operano nel fotovoltaico non sono certo all'insegna dell'entusiamo. Per Alessandro Cremonesi, Presidente del Comitato IFI che rappresenta oltre l'80% del fotovoltaico italiano, il decreto arriva in ritardo e non rasserena l'orizzonte del settore.

''Da mesi ormai attendevamo l'accordo dei Ministeri Sviluppo e Ambiente sul V Conto Energia, attesa che aveva generato dinamiche perverse per l'industria fotovoltaica nazionale, commenta infatti Cremonesi. Quando già da fine marzo sono iniziate a circolare le prime bozze del V° Conto Energia - mai smentite dai Ministeri competenti - tutta l'industria e tutto il settore pensava che il Governo tenesse in conto il fatto che si trattasse del quinto stravolgimento normativo in meno di due anni e che quindi cercasse di accelerare i tempi tenendo conto, nelle disposizioni da emanare, delle vessazioni già subite in precedenza dal settore e dal comparto industriale in primis''.
''Oggi che il Decreto è stato firmato, prosegue Cremonesi, possiamo solo dire che forse è troppo tardi. Le nostre imprese stanno soffrendo gravi e acuti problemi derivanti dalle reiterate turbative di mercato poste in essere dalle industrie cinesi e sono quindi arrivate ad uno stato di sfinimento economico e finanziario. Nel giro di due anni, due industrie nazionali sono state poste in liquidazione, una è stata acquisita da una joint venture russo - cinese, un'altra ancora ha stoppato la produzione. Il premio Made in Europe che abbiamo richiesto a gran voce e che ha trovato consenso tra i rappresentanti della Conferenza Unificata è stato rivisitato al ribasso dal Governo, con il reale pericolo che, ai livelli attuali, non sia neppure efficace per salvare l'industria italiana, il suo potenziale di sviluppo economico e occupazionale''.
Il Premio Made in Europe concesso, 20 euro/MWh fino a fine 2013, 10 euro/MWh per il 2014, 5 euro/MWh per il 2015, secondo l'IFI, non dimostra infatti l'incisività per contrastare un 35 - 40% di differenziale al ribasso del prezzo dei moduli cinesi.
''Riguardo il meccanismo del Registro, seppur non abbiamo mai mostrato contrarietà a tale provvedimento in un'ottica di repressione delle forme speculative nel settore fotovoltaico, riteniamo che mantenere la soglia di potenza per l'obbligo di iscrizione a 12 KW, seppur comprendendo marginali esenzioni, possa solo contribuire a generare una spaccatura del mercato a favore di impianti di taglia piccola oppure molto grande, già vicini ad una condizione di grid parity, penalizzando invece la stragrande maggioranza degli impianti di media potenza, che rappresentano l'80% delle installazioni'', conclude il Presidente del Comitato IFI.

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