Un nuovo Piano nazionale per lo sviluppo, la diffusione e l'implementazione dell’ecoinnovazione “made in Italy": vedremo se il ministero dell'ambiente ci crede veramente. Ha annunciato la presentazione di questo piano in occasione di Ecomondo il 7 e 8 novembre prossimi.
Promuovere l’ “ecoinnovazione” significa promuovere un radicale
cambiamento dei sistemi di produzione tradizionale in favore di altri
innovativi, basati su approvvigionamenti e utilizzi sostenibili delle
risorse, e sulla riduzione o eliminazione delle emissioni e degli
impatti ambientali per arrivare gradualmente al disaccoppiamento
assoluto tra crescita, utilizzo delle risorse e impatti sugli
ecosistemi.
Il documento finale redatto dal comitato organizzatore composto da 39 associazioni di imprese e dal ministero dell’ambiente, sarà presentato agli Stati Generali della Green Economy che si terranno a Rimini il 7-8 novembre prossimi nell'ambito di Ecomondo. Promuovere l’ “ecoinnovazione” significa promuovere un radicale cambiamento dei sistemi di produzione tradizionale in favore di altri innovativi, basati su approvvigionamenti e utilizzi sostenibili delle risorse, e sulla riduzione o eliminazione delle emissioni e degli impatti ambientali per arrivare gradualmente al disaccoppiamento assoluto tra crescita, utilizzo delle risorse e impatti sugli ecosistemi. Inoltre, il valore del settore dell'eco-innovazione e delle ecoindustrie è stato valutato dall'UNEP sino a 0,5-1,5 trilioni di dollari/anno al 2020 e tra i 3 e i 10 trilioni/anno al 2050. Le nuove tecnologie possono dare un grande contributo, ma la Green economy non è solo cicli produttivi e consumi sostenibili, è anche uno stile di vita che richiede un cambiamento culturale di fondo.Per innescare nel nostro Paese un processo di “ecoinnovazione” diffuso è necessario strutturarlo in modo sistematico e governato. Il nostro percorso verso la green economy non può ammettere ulteriori incertezze e ritardi, visito che nella classifica europea 2011 dell’'ecoinnovazione” ci troviamo al 16° posto, contro il 12° del 2010. Da qui il Piano nazionale per lo sviluppo, diffusione e implementazione dell'ecoinnovazione 'made in Italy', quale strumento prioritario basato su almeno 5 azioni:
Il documento finale redatto dal comitato organizzatore composto da 39 associazioni di imprese e dal ministero dell’ambiente, sarà presentato agli Stati Generali della Green Economy che si terranno a Rimini il 7-8 novembre prossimi nell'ambito di Ecomondo. Promuovere l’ “ecoinnovazione” significa promuovere un radicale cambiamento dei sistemi di produzione tradizionale in favore di altri innovativi, basati su approvvigionamenti e utilizzi sostenibili delle risorse, e sulla riduzione o eliminazione delle emissioni e degli impatti ambientali per arrivare gradualmente al disaccoppiamento assoluto tra crescita, utilizzo delle risorse e impatti sugli ecosistemi. Inoltre, il valore del settore dell'eco-innovazione e delle ecoindustrie è stato valutato dall'UNEP sino a 0,5-1,5 trilioni di dollari/anno al 2020 e tra i 3 e i 10 trilioni/anno al 2050. Le nuove tecnologie possono dare un grande contributo, ma la Green economy non è solo cicli produttivi e consumi sostenibili, è anche uno stile di vita che richiede un cambiamento culturale di fondo.Per innescare nel nostro Paese un processo di “ecoinnovazione” diffuso è necessario strutturarlo in modo sistematico e governato. Il nostro percorso verso la green economy non può ammettere ulteriori incertezze e ritardi, visito che nella classifica europea 2011 dell’'ecoinnovazione” ci troviamo al 16° posto, contro il 12° del 2010. Da qui il Piano nazionale per lo sviluppo, diffusione e implementazione dell'ecoinnovazione 'made in Italy', quale strumento prioritario basato su almeno 5 azioni:
- adottare politiche coerenti,sostenere cioè la politica ambientale con un quadro normativo coerente a vari livelli (locale, nazionale, europeo e internazionale) che promuova l'”ecoinnovazione” con nuove norme e con la revisione di quelle esistenti, per indirizzare anche le attività di ricerca e sviluppo in armonia con le politiche industriali ed economiche;
- avviare un programma di formazione/informazione nazionale in grado di far crescere nuove competenze e professionalitàper i settori strategici di nuova economia, ma anche per riqualificare figure professionali che operano in settori e comparti tradizionali del sistema produttivo italiano interessati a processi di riconversione “verdi”. Veicolare nuovi di stili di vita e approcci culturali ecologici, creare consenso sociale verso le tecnologie, i processi, i servizi e i prodotti eco innovativi;
- promuovere a tutti i livelli i prodotti e i servizi caratterizzati da un uso sostenibile delle risorse, da bassi impatti ambientali e da tracciabilità mediante la promozione di marchi, etichette e certificazioni. Diffondere gli appalti “verdi” sia nel settore pubblico che nel privato;
- creare una sorta di ‘cabina di regia’ per mettere a sistema il patrimonio nazionale di competenze, sia nel pubblico (università ed enti di ricerca), sia nel privato. Favorire la creazione dijoint venturetra i Ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico con il mondo scientifico e con le imprese per conciliare sostenibilità e competitivitàche non possono essere adeguatamente affrontate in maniera separata e settoriale.Favorire progetti sistemici e integrati di dimensioni significative, che coinvolgano singole aziende, distretti, reti di impresa, sistemi territoriali, istituzioni locali e organizzazioni sociali che possano fungere da nuclei di condensazione di questa fase di transizione verso la green economy;
- dare supporto alle imprese. L'Italia è uno dei maggiori paesi industriali al mondo e il secondo manifatturiero in Europa, pertanto le imprese devono essere aiutate ad affrontare la sfida globale della competitività in modo sostenibile. Approvvigionamento energetico sostenibile e uso efficiente dei materiali possono rappresentare gli strumenti con i quali affrontare la sfida.Per l’approvvigionamento sostenibile dell’energia l’Italia ha fatto significativi passi in avanti anche a supporto del sistema di imprese; per l’utilizzo sostenibile delle materie prime vi è un vuoto enorme da colmare. Per questo aspetto, sull’esempio di altri paesi europei, si pensa di istituire un’Agenzia per l’uso efficiente dei materiali, sfruttando risorse e strutture già esistenti per dare supporto delle imprese, soprattutto quelle medie e piccole.
di cibbi
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