giovedì 13 settembre 2012

I GRUPPI D’ACQUISTO SOLIDALE: DIVIDERE LA SPESA, CONDIVIDERE UNO STILE DI VITA



 I Gruppi d’Acquisto Solidale, abbreviati solitamente con l’acronimo GAS, hanno fatto la loro prima comparsa in Italia nel 1994 e si sono diffusi tanto rapidamente da essere diventati un realtà consolidata. Ad oggi in Italia sono censiti circa 230 gruppi e la Brianza è uno fra i poli più attivi di questa realtà.
Facciamo un passo indietro e iniziamo col spiegare cos’è un GAS in senso pratico.

Un Gruppo di Acquisto Solidale è un gruppo di persone che decidono di acquistare all’ingrosso prodotti alimentari o di uso comune, da ridistribuire fra loro. Ma non è solo questo: la parola Solidale differenzia un qualsiasi Gruppo d’Acquisto dai GAS perché aggiunge un criterio guida nella scelta dei prodotti. La Solidarietà parte all’interno del gruppo, fra i suoi membri, e si estende ai piccoli produttori che forniscono i prodotti, al rispetto dell’ambiente, ai popoli del sud del mondo.  Il GAS realizza quindi una rete di solidarietà che diventa fondamento dell’esperienza stessa, consentendo di praticare quello che viene definito “consumo critico”.

IL GAS “BEVERA”

Il GAS “Bevera” è nato dalle riflessioni di un gruppo di volontari che frequentavano la casa dei Missionari della Consolata, luogo che ha rappresentato il terreno fertile dove questa esperienza ha potuto germogliare e crescere.  A Bevera nei primi anni ’90 si comincia infatti a parlare di Commercio Equo e Solidale e si apre una discussione sull’eticità dei prodotti.
Mirko Marelli, uno dei fondatori del GAS “Bevera”, oltre ad essere responsabile della Cooperativa e Bottega del Mondo “Karibuny” (una parola Swahili che significa benvenuti), con sede proprio presso la struttura dei Missionari della Consolata, ci spiega lo sviluppo di questa realtà: “cinque anni fa eravamo solo una quindicina di persone che intendeva fare un cammino comune guidato dalla motivazione a consumare meglio e consumare meno. In tre anni siamo passati da 15 a 120 persone, adesso siamo circa 240 famiglie tanto che ora è più corretto definirci una rete di 11 gruppi locali, che copre la zona delle colline della Brianza lecchese.”
L’idea del GAS è quella di fare un percorso comune che parte dalla spesa collettiva per esprimere una concezione del mondo.
Fra i principi ispiratori di questa iniziativa ci sono infatti la sobrietà, ovvero il richiamo ad uno stile di vita che non si nutra di eccessi, il rispetto delle persone e dell’ambiente.
Praticare il “consumo critico”  significa poi avere consapevolezza che ogni prodotto è portatore di una storia.
Raffaella Besana e Joseph Parolini, anch’essi fondatori del GAS di Bevera, ci raccontano come è iniziata la loro esperienza.
“La domanda dalla quale siamo partiti è stata: il mondo che viviamo è l’unico e il migliore possibile? La risposta è no, quindi il passo successivo è stato chiedersi cosa si può fare, anche in piccolo, nella vita di tutti i giorni, per provare a cambiare la situazione. Noi pensiamo che il consumo sia un gesto politico, attraverso il quale esprimere delle idee, attuare dei cambiamenti.”
L’obiettivo è quello di favorire la coltivazione biologica, diminuire l’impatto ambientale (per esempio riducendo il materiale d’imballo ed i chilometri del trasporto), garantire sia al consumatore che al produttore il pagamento di un giusto prezzo, preferire la qualità alla quantità.
Per questo si scelgono i fornitori e si selezionano i prodotti in modo da privilegiare, dove possibile, i produttori locali (mele della Valtellina, carne della Valsassina, miele di castagno della zona di Castello Brianza, ecc.) e in generale le aziende che garantiscono qualità dei prodotti, ma anche ragionevoli condizioni di lavoro per i dipendenti, progetti di sviluppo destinati al sud del mondo, attenzione all’ambiente e alla qualità di vita degli animali allevati. L’acquisto all’ingrosso e direttamente dal produttore di solito si traduce in un risparmio per le famiglie, ma il risparmio non è lo scopo primario di questi consumatori, attenti in primo luogo all’eticità della filiera di produzione.
 “Noi del GAS di Bevera, andiamo una volta all’anno a visitare un nostro fornitore perché ci interessa conoscere da vicino la sua realtà. Sono delle gite organizzate con tanto di pullman per il trasferimento, alle quali tutte le famiglie partecipano. L’anno scorso siamo stati a Montecalvo in provincia di Reggio Emilia, dove compriamo il Parmigiano Reggiano,
perché crediamo che sia importante avere una faccia e un nome di riferimento (quello del nostro fornitore) e non solo una marca. Il rapporto di fiducia con il produttore che ci rifornisce è fondamentale perché insieme a lui facciamo un percorso.”
Il GAS è quindi uno strumento che consente di fare delle scelte di acquisto ma anche di vita. La scelta di essere un gruppo è dettata dalla volontà di mettersi in gioco, confrontarsi e monitorarsi vicendevolmente e il gruppo è il primo luogo dove sperimentare la solidarietà: le mamme del GAS “Bevera” mettono a disposizione delle altre mamme i vestiti e i passeggini usati dai loro bambini e questo è uno dei piccoli segni di quella che diventa una comunità, una famiglia allargata.
Raffaella, Joseph e i loro tre bambini sono una famiglia giovane, monoreddito, da sempre attivi nel mondo del volontariato; loro sono partiti da un’esperienza nei “Bilanci di Giustizia”, un’operazione lanciata nel 1993, che chiede alle famiglie di verificare sul bilancio domestico l’incidenza delle loro modifiche allo stile di vita.
”Bilanci di Giustizia” nasce dall’idea di un prete, Don Gianni Fazzini, che ebbe l’intuizione di partire dalla famiglia, quale perno centrale dell’economia, per spostare i consumi nella direzione dell’eticità e praticare comportamenti equi.
La famiglia tipo di un GAS però non è facilmente identificabile: ci sono ingegneri, studenti, operai, persone accomunate semplicemente dal fatto di voler fare un percorso, guidati dall’idea che il consumo dovrebbe essere un gesto consapevole.
Forse l’unica cosa che unisce gli appartenenti ad un GAS è che sono persone con una forma di impegno sociale, anche se di matrice diversa, che caratterizza solitamente la loro vita.

“LA MONDOLFIERA” DI VILLASANTA, LA RETINA e IL DISTRETTO DI ECONOMIA SOLIDALE DELLA BRIANZA

A Villasanta “La Mondolfiera”, un’associazione culturale e politica, fonda alcuni gruppi tematici fra i quali un GAES, dove la E sta per Eco a sottolineare la forte ispirazione ecologica. “La Mondolfiera” è una realtà vicina a quella di Bevera, anche se ogni gruppo presenta le sue specificità. In particolare il Gruppo d’Acquisto Eco-Solidale “Francesca Marotta” è nato nel 1999 a seguito di due corsi dedicati all’Ecologia Domestica e all’Alimentazione Naturale che ebbero un grande successo. Il gruppo è costituito da soci della Mondolfiera che riconoscono nel consumo un ambito di cambiamento nello stile di vita della propria famiglia e non solo un modo per risparmiare negli acquisti, convinti che “la vera urna elettorale oggi è il carrello della spesa”.
Anche nella zona di Villasanta si assiste ad un incessante sviluppo dei GAS, Sergio Venezia, fondatore della Mondolfiera, delinea il percorso intrapreso e la prospettiva futura: “l’anno 2004 ha visto il consolidamento dei Gruppi d’Acquisto Solidali che sono passati rapidamente da 2 a 14 e si sono costituiti in un coordinamento leggero chiamato “Retina”. Ad oggi in questa rete sono riuniti 22 GAS, circa 450 famiglie. La “Retina” vuole essere lo  strumento per mettere in relazione le diverse esperienze dei gruppi, nati più o meno spontaneamente in questo territorio, con l’obiettivo di favorire il mutuo aiuto fra i GAS, scambiare informazioni, sostenere i nuovi gruppi, ma anche approfondire la dimensione dei Distretti di Economia Solidale. Il sogno condiviso è infatti quello di costituire un Distretto di Economia Solidale che possa mettere a sistema l’economia alternativa della zona dei 50 comuni della futura provincia di Monza e Brianza”.
Sergio Venezia è fra gli incaricati a promuovere il DESbri, Distretto di Economia Solidale della Brianza, e c’è da scommetterci che questo sogno diverrà realtà, visti i risultati già raggiunti sul territorio brianteo in un così breve periodo.

APPARTENERE A UN GAS ED ESSERE BRIANZOLI
Abbiamo chiesto a Mirko, Raffaella e Joseph cosa c’è di brianzolo nell’esperienza del GAS?
Joseph sorride e si ricorda che la nonna gli diceva sempre un’espressione dialettale, tipicamente brianzola, “Tegn a man”, ovvero evita gli sprechi e rispetta le cose perché sono il frutto del lavoro delle persone, che negli anni ha capito appieno; il principio della sobrietà, concetto caro al mondo rurale e perciò dal sapore antico, ha sicuramente radici nella cultura della Brianza contadina, dove vigeva l’idea del risparmio in senso lato, non solo strumento per spendere meno ma anche per consumare meno.
Mirko ricorda che appartenere a un GAS è anche un modo per imparare a conoscere il proprio territorio e sostenere l’economia locale, soprattutto aiutando i piccoli produttori a salvare le coltivazioni e gli allevamenti tipici della zona.
E poi c’è la capacità organizzativa di questi gruppi che diventano spesso strutture complesse ed anche il ruolo attivo e propositivo della Brianza nel panorama nazionale: Mirko Marelli è anche vicepresidente dell’associazione nazionale “Botteghe del mondo”, Sergio Venezia fa parte del gruppo nazionale che porterà alla costituzione della Rete di Economia Solidale… l’intraprendenza brianzola non si limita alla sfera dell’imprenditoria e del commercio tradizionale!


Per maggiori informazioni si possono consultare i siti:

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