I Gruppi d’Acquisto Solidale,
abbreviati solitamente con l’acronimo GAS, hanno fatto la loro prima comparsa
in Italia nel 1994 e si sono diffusi tanto rapidamente da essere diventati un
realtà consolidata. Ad oggi in Italia sono censiti circa 230 gruppi e la
Brianza è uno fra i poli più attivi di questa realtà.
Facciamo un passo indietro e
iniziamo col spiegare cos’è un GAS in senso pratico.
Un Gruppo di Acquisto Solidale è un gruppo di persone che decidono di acquistare all’ingrosso prodotti alimentari o di uso comune, da ridistribuire fra loro. Ma non è solo questo: la parola Solidale differenzia un qualsiasi Gruppo d’Acquisto dai GAS perché aggiunge un criterio guida nella scelta dei prodotti. La Solidarietà parte all’interno del gruppo, fra i suoi membri, e si estende ai piccoli produttori che forniscono i prodotti, al rispetto dell’ambiente, ai popoli del sud del mondo. Il GAS realizza quindi una rete di solidarietà che diventa fondamento dell’esperienza stessa, consentendo di praticare quello che viene definito “consumo critico”.
IL GAS “BEVERA”
Il GAS “Bevera” è nato dalle
riflessioni di un gruppo di volontari che frequentavano la casa dei Missionari
della Consolata, luogo che ha rappresentato il terreno fertile dove questa
esperienza ha potuto germogliare e crescere.
A Bevera nei primi anni ’90 si comincia infatti a parlare di Commercio
Equo e Solidale e si apre una discussione sull’eticità dei prodotti.
Mirko Marelli, uno dei fondatori
del GAS “Bevera”, oltre ad essere responsabile della Cooperativa e Bottega del
Mondo “Karibuny” (una parola Swahili che significa benvenuti), con sede proprio
presso la struttura dei Missionari della Consolata, ci spiega lo sviluppo di questa
realtà: “cinque anni fa eravamo solo una quindicina di persone che intendeva
fare un cammino comune guidato dalla motivazione a consumare meglio e consumare
meno. In tre anni siamo passati da 15 a 120 persone, adesso siamo circa 240
famiglie tanto che ora è più corretto definirci una rete di 11 gruppi locali,
che copre la zona delle colline della Brianza lecchese.”
L’idea del GAS è quella di fare
un percorso comune che parte dalla spesa collettiva per esprimere una
concezione del mondo.
Fra i principi ispiratori di
questa iniziativa ci sono infatti la sobrietà, ovvero il richiamo ad uno stile
di vita che non si nutra di eccessi, il rispetto delle persone e dell’ambiente.
Praticare il “consumo
critico” significa poi avere
consapevolezza che ogni prodotto è portatore di una storia.
Raffaella Besana e Joseph
Parolini, anch’essi fondatori del GAS di Bevera, ci raccontano come è iniziata
la loro esperienza.
“La domanda dalla quale siamo
partiti è stata: il mondo che viviamo è l’unico e il migliore possibile? La
risposta è no, quindi il passo successivo è stato chiedersi cosa si può fare,
anche in piccolo, nella vita di tutti i giorni, per provare a cambiare la
situazione. Noi pensiamo che il consumo sia un gesto politico, attraverso il
quale esprimere delle idee, attuare dei cambiamenti.”
L’obiettivo è quello di favorire
la coltivazione biologica, diminuire l’impatto ambientale (per esempio
riducendo il materiale d’imballo ed i chilometri del trasporto), garantire sia
al consumatore che al produttore il pagamento di un giusto prezzo, preferire la
qualità alla quantità.
Per questo si scelgono i
fornitori e si selezionano i prodotti in modo da privilegiare, dove possibile,
i produttori locali (mele della Valtellina, carne della Valsassina, miele di
castagno della zona di Castello Brianza, ecc.) e in generale le aziende che
garantiscono qualità dei prodotti, ma anche ragionevoli condizioni di lavoro
per i dipendenti, progetti di sviluppo destinati al sud del mondo, attenzione
all’ambiente e alla qualità di vita degli animali allevati. L’acquisto
all’ingrosso e direttamente dal produttore di solito si traduce in un risparmio
per le famiglie, ma il risparmio non è lo scopo primario di questi consumatori,
attenti in primo luogo all’eticità della filiera di produzione.
“Noi del GAS di Bevera, andiamo una volta
all’anno a visitare un nostro fornitore perché ci interessa conoscere da vicino
la sua realtà. Sono delle gite organizzate con tanto di pullman per il
trasferimento, alle quali tutte le famiglie partecipano. L’anno scorso siamo
stati a Montecalvo in provincia di Reggio
Emilia, dove compriamo il Parmigiano Reggiano,
perché crediamo che sia
importante avere una faccia e un nome di riferimento (quello del nostro
fornitore) e non solo una marca. Il rapporto di fiducia con il produttore che
ci rifornisce è fondamentale perché insieme a lui facciamo un percorso.”
Il GAS è quindi uno strumento che
consente di fare delle scelte di acquisto ma anche di vita. La scelta di essere
un gruppo è dettata dalla volontà di mettersi in gioco, confrontarsi e
monitorarsi vicendevolmente e il gruppo è il primo luogo dove sperimentare la
solidarietà: le mamme del GAS “Bevera” mettono a disposizione delle altre mamme
i vestiti e i passeggini usati dai loro bambini e questo è uno dei piccoli
segni di quella che diventa una comunità, una famiglia allargata.
Raffaella, Joseph e i loro tre
bambini sono una famiglia giovane, monoreddito, da sempre attivi nel mondo del
volontariato; loro sono partiti da un’esperienza nei “Bilanci di Giustizia”,
un’operazione lanciata nel 1993, che chiede alle famiglie di verificare sul
bilancio domestico l’incidenza delle loro modifiche allo stile di vita.
”Bilanci di Giustizia” nasce dall’idea di un prete, Don Gianni Fazzini, che ebbe l’intuizione di partire dalla famiglia, quale perno centrale dell’economia, per spostare i consumi nella direzione dell’eticità e praticare comportamenti equi.
”Bilanci di Giustizia” nasce dall’idea di un prete, Don Gianni Fazzini, che ebbe l’intuizione di partire dalla famiglia, quale perno centrale dell’economia, per spostare i consumi nella direzione dell’eticità e praticare comportamenti equi.
La famiglia tipo di un GAS però
non è facilmente identificabile: ci sono ingegneri, studenti, operai, persone
accomunate semplicemente dal fatto di voler fare un percorso, guidati dall’idea
che il consumo dovrebbe essere un gesto consapevole.
Forse l’unica cosa che unisce gli
appartenenti ad un GAS è che sono persone con una forma di impegno sociale,
anche se di matrice diversa, che caratterizza solitamente la loro vita.
“LA MONDOLFIERA” DI VILLASANTA,
LA RETINA e IL DISTRETTO DI ECONOMIA SOLIDALE DELLA BRIANZA
A Villasanta “La Mondolfiera”,
un’associazione culturale e politica, fonda alcuni gruppi tematici fra i quali
un GAES, dove la E sta per Eco a sottolineare la forte ispirazione ecologica.
“La Mondolfiera” è una realtà vicina a quella di Bevera, anche se ogni gruppo
presenta le sue specificità. In particolare il Gruppo d’Acquisto Eco-Solidale
“Francesca Marotta” è nato nel 1999 a seguito di due corsi dedicati
all’Ecologia Domestica e all’Alimentazione Naturale che ebbero un grande
successo. Il gruppo è costituito da soci della Mondolfiera che riconoscono nel
consumo un ambito di cambiamento nello stile di vita della propria famiglia e
non solo un modo per risparmiare negli acquisti, convinti che “la vera urna
elettorale oggi è il carrello della spesa”.
Anche nella zona di Villasanta si assiste ad un incessante
sviluppo dei GAS, Sergio Venezia, fondatore della Mondolfiera, delinea il
percorso intrapreso e la prospettiva futura: “l’anno 2004 ha visto il
consolidamento dei Gruppi d’Acquisto Solidali che sono passati rapidamente da 2
a 14 e si sono costituiti in un coordinamento leggero chiamato “Retina”. Ad
oggi in questa rete sono riuniti 22 GAS, circa 450 famiglie. La “Retina” vuole
essere lo strumento per mettere in
relazione le diverse esperienze dei gruppi, nati più o meno spontaneamente in
questo territorio, con l’obiettivo di favorire il mutuo aiuto fra i GAS,
scambiare informazioni, sostenere i nuovi gruppi, ma anche approfondire la
dimensione dei Distretti di Economia Solidale. Il sogno condiviso è infatti
quello di costituire un Distretto di Economia Solidale che possa mettere a
sistema l’economia alternativa della zona dei 50 comuni della futura provincia
di Monza e Brianza”.
Sergio Venezia è fra gli
incaricati a promuovere il DESbri, Distretto di Economia Solidale della
Brianza, e c’è da scommetterci che questo sogno diverrà realtà, visti i
risultati già raggiunti sul territorio brianteo in un così breve periodo.
APPARTENERE A UN GAS ED ESSERE
BRIANZOLI
Abbiamo chiesto a Mirko,
Raffaella e Joseph cosa c’è di brianzolo nell’esperienza del GAS?
Joseph sorride e si ricorda che
la nonna gli diceva sempre un’espressione dialettale, tipicamente brianzola,
“Tegn a man”, ovvero evita gli sprechi e rispetta le cose perché sono il frutto
del lavoro delle persone, che negli anni ha capito appieno; il principio della
sobrietà, concetto caro al mondo rurale e perciò dal sapore antico, ha
sicuramente radici nella cultura della Brianza contadina, dove vigeva l’idea
del risparmio in senso lato, non solo strumento per spendere meno ma anche per
consumare meno.
Mirko ricorda che appartenere a
un GAS è anche un modo per imparare a conoscere il proprio territorio e
sostenere l’economia locale, soprattutto aiutando i piccoli produttori a
salvare le coltivazioni e gli allevamenti tipici della zona.
E poi c’è la capacità
organizzativa di questi gruppi che diventano spesso strutture complesse ed
anche il ruolo attivo e propositivo della Brianza nel panorama nazionale: Mirko
Marelli è anche vicepresidente dell’associazione nazionale “Botteghe del
mondo”, Sergio Venezia fa parte del gruppo nazionale che porterà alla
costituzione della Rete di Economia Solidale… l’intraprendenza brianzola non si
limita alla sfera dell’imprenditoria e del commercio tradizionale!
Per maggiori informazioni si
possono consultare i siti:
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