Solidale con chi. Di come il “mercato” sia in grado di orientare le nostre scelte siamo tutti, chi più chi meno, consapevoli, di come le nostre scelte possano orientare il “mercato” anche. Come si potrebbe provare a trasformare il ”mercato” è quello che invece tentano di sperimentare nella pratica singoli e famiglie che aderiscono ai Gruppi di acquisto solidale (GAS).
L’esperienza di aggregarsi per sperimentare forme di acquisto di generi di consumo, soprattutto alimentari e prodotti per la casa, attraverso canali alternativi alle forme tradizionali di distribuzione, è praticata nel nostro paese da un paio di decenni. L’idea di fondo era quella di stabilire contatti diretti con i produttori per poter ridurre i costi, ma anche richiedere prodotti particolari meno facili da trovare attraverso i normali canali commerciali. Verso la metà degli anni novanta, le pratiche dei gruppi d’acquisto assumono anche un orientamento di tipo etico e si inizia a parlare per l’appunto di GAS., in cui l’aggettivo “solidale” rappresenta il tentativo di dare ai propri acquisti una dimensione che tenga conto di diversi aspetti legati sia alla natura dei prodotti, sia al tipo di produttori scelti.
Delle merci in commercio è spesso impossibile sapere da chi sono state effettivamente prodotte, in quali condizioni di lavoro e con che materie prime. Chi sceglie di far parte di un GAS decide di tentare di assumersi una responsabilità in più: quella di capire in che modo ciò che consuma contribuisce a fare del mondo quello che è. Questo non necessariamente si traduce in un risparmio, anche se saltando i passaggi di intermediazione, produttore-distributore-negozio-consumatore, si possono contenere i costi alzando la qualità; bisogna infatti considerare che spesso quello che non paghiamo noi, lo paga qualcun altro (in sfruttamento, danni all’ambiente, salute). Per aziende che hanno scelto di impegnarsi sul fronte della responsabilità sociale i GAS stanno diventando un modo interessante per collocare in maniera vantaggiosa il frutto del proprio lavoro.
L’esperienza di aggregarsi per sperimentare forme di acquisto di generi di consumo, soprattutto alimentari e prodotti per la casa, attraverso canali alternativi alle forme tradizionali di distribuzione, è praticata nel nostro paese da un paio di decenni. L’idea di fondo era quella di stabilire contatti diretti con i produttori per poter ridurre i costi, ma anche richiedere prodotti particolari meno facili da trovare attraverso i normali canali commerciali. Verso la metà degli anni novanta, le pratiche dei gruppi d’acquisto assumono anche un orientamento di tipo etico e si inizia a parlare per l’appunto di GAS., in cui l’aggettivo “solidale” rappresenta il tentativo di dare ai propri acquisti una dimensione che tenga conto di diversi aspetti legati sia alla natura dei prodotti, sia al tipo di produttori scelti.
Delle merci in commercio è spesso impossibile sapere da chi sono state effettivamente prodotte, in quali condizioni di lavoro e con che materie prime. Chi sceglie di far parte di un GAS decide di tentare di assumersi una responsabilità in più: quella di capire in che modo ciò che consuma contribuisce a fare del mondo quello che è. Questo non necessariamente si traduce in un risparmio, anche se saltando i passaggi di intermediazione, produttore-distributore-negozio-consumatore, si possono contenere i costi alzando la qualità; bisogna infatti considerare che spesso quello che non paghiamo noi, lo paga qualcun altro (in sfruttamento, danni all’ambiente, salute). Per aziende che hanno scelto di impegnarsi sul fronte della responsabilità sociale i GAS stanno diventando un modo interessante per collocare in maniera vantaggiosa il frutto del proprio lavoro.
L’unione fa la forza. Nella pratica i gruppi nascono o per vicinanza (stesso territorio) o per affinità (stesso lavoro, stessi gruppi di appartenenza), il numero può variare da pochi nuclei familiari a qualche decina. All’interno del gruppo si suddividono i compiti di ricerca e contatto con produttori che siano disponibili a collaborare e si raccolgono periodicamente gli ordini d’acquisto. I prodotti possono essere poi recapitati dal produttore o ritirati presso l’azienda da un membro del GAS, che poi li distribuisce.
La conoscenza dei produttori avviene anche attraverso scambi di informazioni tra i Gruppi d`Acquisto, negli ultimi anni si sono costituite delle reti o dei siti dei gruppi per dare la possibilità ad altre persone o famiglie (solitamente sono famiglie) che vogliono entrare in un gruppo della propria città di vedere se ne esiste già uno, e prendere i contatti, oppure cercare di costituirlo.
I criteri generali per la scelta del produttore si possono riassumere in quattro punti:
1) Piccolo produttore: per non concentrare il potere economico nelle mani di grandi aziende.
2) Produzioni locali, per poterne conoscere la provenienza (solitamente si fa un incontro per conoscere prodotti e lavorazione) e ridurre il traffico di merci (attenzione all`ambiente).
3) Rispetto per l`uomo: attenzione alle condizioni di lavoro e al rispetto della salute di chi produce e di chi consuma.
4) Rispetto per l`ambiente: attenzione alla riduzione di fonti d’inquinamento e contenimento degli sprechi.
Le tipologie di prodotti su cui un gruppo può lavorare dipendono dalla disponibilità dei membri ad impegnarsi nella ricerca, ma le possibilità sono praticamente infinite. Basandosi sul numero e sulla garanzia d’acquisto, in alcuni casi i gruppi possono anche ottenere che le aziende mettano in produzione prodotti specifici (ad esempio un certo tipo di verdura). In altri casi, reti di gruppi riescono ad acquistare a condizioni vantaggiose prodotti (per esempio pannolini ecologici) difficilmente reperibili. Il lavoro dei gruppi va anche nella direzione di favorire l’autoproduzione e le pratiche di maggiore eco-sostenibilità con attività di formazione.
La conoscenza dei produttori avviene anche attraverso scambi di informazioni tra i Gruppi d`Acquisto, negli ultimi anni si sono costituite delle reti o dei siti dei gruppi per dare la possibilità ad altre persone o famiglie (solitamente sono famiglie) che vogliono entrare in un gruppo della propria città di vedere se ne esiste già uno, e prendere i contatti, oppure cercare di costituirlo.
I criteri generali per la scelta del produttore si possono riassumere in quattro punti:
1) Piccolo produttore: per non concentrare il potere economico nelle mani di grandi aziende.
2) Produzioni locali, per poterne conoscere la provenienza (solitamente si fa un incontro per conoscere prodotti e lavorazione) e ridurre il traffico di merci (attenzione all`ambiente).
3) Rispetto per l`uomo: attenzione alle condizioni di lavoro e al rispetto della salute di chi produce e di chi consuma.
4) Rispetto per l`ambiente: attenzione alla riduzione di fonti d’inquinamento e contenimento degli sprechi.
Le tipologie di prodotti su cui un gruppo può lavorare dipendono dalla disponibilità dei membri ad impegnarsi nella ricerca, ma le possibilità sono praticamente infinite. Basandosi sul numero e sulla garanzia d’acquisto, in alcuni casi i gruppi possono anche ottenere che le aziende mettano in produzione prodotti specifici (ad esempio un certo tipo di verdura). In altri casi, reti di gruppi riescono ad acquistare a condizioni vantaggiose prodotti (per esempio pannolini ecologici) difficilmente reperibili. Il lavoro dei gruppi va anche nella direzione di favorire l’autoproduzione e le pratiche di maggiore eco-sostenibilità con attività di formazione.
di Maria Cristina Stasi
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