lunedì 27 maggio 2013

Mangiare gli insetti? La dieta del futuro secondo la FAO


Coleotteri, bruchi, grilli e cavallette saranno il cibo del futuro? Le Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura assicurano di sì. Scopriamo perchè.

Pensare di mangiare un insetto è disgustoso, d’accordo. E’ anche vero però che in alcune zone del mondo vengono considerate delle vere e proprie leccornie. Basterebbe pensare al Messico dove la cavalletta con chili è diffusissima e ritenuta uno snack sfizioso alla stregua di pop corn o patatine fritte. E’ vero cultura che vai, pietanza che trovi. Da noi, gli insetti, non sono ancora arrivati sulle tavole e – forse – mai arriveranno.
Il discorso, questa volta, non è però riconducibile al fatto se mangiare questi piccoli esseri sia buono realmente o meno.
C’è, infatti, da chiamare in causa niente di meno che l’organizzazione delleNazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura.
La Fao è da alcuni anni che sta spingendo ed evidenziando il potenziale dicoleotteri e affini come importante fonte di cibo, nutriente e ricco di proteine. Qualche giorno fa, durante la conferenza internazionale su “Le foreste per la sicurezza alimentare e la nutrizione” si è parlato, addirittura, su come la raccolta di insetti ed il loro allevamento potrebbe offrire occupazione e reddito. Con più di un milione di specie conosciuti, gli insetti rappresentano più della metà degli organismi viventi del pianeta. Lo studio dell’agenzia delle Nazioni Unite per l’alimentazione e agricoltura, fa notare come siano 1.900 le specie di cui si cibano gli essere umani: coleotteri, bruchi, vespe, formiche, api, grilli, locuste e cavallette.
Ma c’è dell’altro oltre al loro essere commestibili. Risultano infatti ricchi di proteine, grassi buoni, calcio, ferro e zinco. Quindi da domani tutti cominceremo a mangiare insetti? “Quello che lo studio vuole comunicare – ha dichiarato Eva Muller direttrice della Divisione Politica economica e dei prodotti forestali della Fao – è che gli insetti sono una delle risorse fornite dalle foreste ancora non sfruttate per il loro potenziale come cibo umano e soprattutto animale
Dal punto di vista dei vantaggi un aumento del consumo di insetti potrebbe portare un deciso valore in termini di sostenibilità del pianeta. Gli insetti, essendo a sangue freddo, non usano energia da alimenti per mantenere la temperatura corporea. In media, infatti, usano solo due chilogrammi di mangime per produrre un chilo di carne. I bovini, ad esempio, richiedono 8 chilogrammi di foraggio per produrre un chilo di carne.
E ancora, gli insetti non producono emissioni che contaminano l’ambiente al contrario di mucche, buoi e tori che gravano sul contesto ambientale con la loro elevata produzione di metano, ammoniaca, gas serra e letame.
Gli insetti sono, inoltre, talmente diversi dai mammiferi dal punto di vista biologico che è assai improbabile che possano trasmettere malattie agli essere umani, questo soprattutto in ottica di allevamento in canali di scarico. Gli insetti possono essere utilizzati per scomporre rifiuti aiutando i processi di compostaggio.
Divenendo, a tutti gli effetti, prodotto alimentare sarà in futuro doveroso comprendere al meglio le norme di produzione, trasformazioni e di preparazione igienica alimentare. Si dovrà, infatti, evitare ogni tipo di crescita batterica e qualsiasi microrganismo capace di avere effetti negativi sulla salute umana. Ampliare gli standard di sicurezza per velocizzare quel processo che farà diventare l’insetto un alimento sano, meno inquinante, dalla facile fruizione e con più di qualche aspetto in grado di cambiare gli standard alimentari.
Non sappiamo se mangiare insetti sia sinonimo di squisitezza o meno. Quello che sappiamo è che la “rivoluzione” degli insetti è appena cominciata, parola diFao.
Alessandro Ribaldi
Fonte Yes Life

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