Mangiare il cibo scaduto non è di per sè pericoloso. Basta seguire alcuni accorgimenti. Ecco gli alimenti che possono essere consumati anche dopo la data di scadenza e quelli che invece vanno tassativamente buttati nella spazzatura.
Il tutto è riconducibile alla didascalia che troviamo sull'alimento. C'è infatti una differenza sostanziale che, spesso e volentieri, non si nota.
Il “da consumare entro il” è estremamente differente dal “consumare preferibilmente entro”.
Se il primo infatti è riferito al cibo fresco ad alta deperibilità ed è una regola da seguire tassativamente, la seconda dicitura indica invece un termine entro il quale il prodotto perde solamente alcune caratteristiche organolettiche che non vuol dire affatto essere diventato pericoloso, dannoso o non commestibile. Ecco quindi che lo yogurt si può mangiare anche dopo dieci giorni la scadenza, conterrà sicuramente meno fermenti lattici ma non sarà malsano. Così come la pasta, l'olio di oliva e i pomodori pelati.
Il “da consumare entro il” è estremamente differente dal “consumare preferibilmente entro”.
Se il primo infatti è riferito al cibo fresco ad alta deperibilità ed è una regola da seguire tassativamente, la seconda dicitura indica invece un termine entro il quale il prodotto perde solamente alcune caratteristiche organolettiche che non vuol dire affatto essere diventato pericoloso, dannoso o non commestibile. Ecco quindi che lo yogurt si può mangiare anche dopo dieci giorni la scadenza, conterrà sicuramente meno fermenti lattici ma non sarà malsano. Così come la pasta, l'olio di oliva e i pomodori pelati.
Cibi che, al contrario, non è sinonimo di intelligenza ingerire e che, soprattutto, rischiano di portare danni e malori al proprio organismo sono gli alimenti di origine suina, bovina ed il pesce. Proprio quest'ultimo, ad esempio, detiene il triste record di essere il cibo con la più alta percentuale in Italia per intossicazioni alimentari.
Uno studio realizzato dall'organizzazione non governativa Compassion In World Farming, che si occupa di promuovere un allevamento rispettoso degli animali, ha mostrato come gli animali sottoposti allo stress dell’allevamento intensivo e soprattutto della macellazione industriale (tutti gli animali che si mangiano vengono storditi e la morte avviene poi per dissanguamento) abbiano un sistema immunitario assai indebolito e siano quindi portatori nelle carni di batteri nocivi che negli animali che vivono allo stato brado rimangono invece nelle viscere. Questo vuol dire che pollame, ma anche carne di maiale e manzo, che si trovano nella grande distribuzione, corrono un rischio notevole e, quando arrivano le rispettive scadenza, è decisamente consigliato non ingerirle.
Questo, in realtà, aprirebbe un'altra problematica che è quella relativa alla sovrapproduzione di carne. Il 20% del cibo italiano, e in particolar modo le spese riguardanti le proteine animali,finisce nella spazzatura. Questo vuol dire che, probabilmente, tra il mangiare alimenti scaduti e il buttarli nel cestino, si dovrebbe iniziare ad avere una cultura più legata al concetto di spreco del cibo.
Nel mondo occidentale di fame, fortunatamente, non muore nessuno. La missione, di noi che abitiamo questa parte di terra, sarebbe quella di fare alcuni passi indietro e tornare ragionare sulla differenza che passi tra superfluo e necessario. In questo modo, probabilmente, quella percentuale di spesa che finisce nel cassonetto potrebbe lentamente diminuire.
Uno studio realizzato dall'organizzazione non governativa Compassion In World Farming, che si occupa di promuovere un allevamento rispettoso degli animali, ha mostrato come gli animali sottoposti allo stress dell’allevamento intensivo e soprattutto della macellazione industriale (tutti gli animali che si mangiano vengono storditi e la morte avviene poi per dissanguamento) abbiano un sistema immunitario assai indebolito e siano quindi portatori nelle carni di batteri nocivi che negli animali che vivono allo stato brado rimangono invece nelle viscere. Questo vuol dire che pollame, ma anche carne di maiale e manzo, che si trovano nella grande distribuzione, corrono un rischio notevole e, quando arrivano le rispettive scadenza, è decisamente consigliato non ingerirle.
Questo, in realtà, aprirebbe un'altra problematica che è quella relativa alla sovrapproduzione di carne. Il 20% del cibo italiano, e in particolar modo le spese riguardanti le proteine animali,finisce nella spazzatura. Questo vuol dire che, probabilmente, tra il mangiare alimenti scaduti e il buttarli nel cestino, si dovrebbe iniziare ad avere una cultura più legata al concetto di spreco del cibo.
Nel mondo occidentale di fame, fortunatamente, non muore nessuno. La missione, di noi che abitiamo questa parte di terra, sarebbe quella di fare alcuni passi indietro e tornare ragionare sulla differenza che passi tra superfluo e necessario. In questo modo, probabilmente, quella percentuale di spesa che finisce nel cassonetto potrebbe lentamente diminuire.
Tornando agli alimenti che possono essere mangiati dopo la data dell'etichetta...
Fonte Yes Life
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