venerdì 1 giugno 2012

L’Azienda Agraria verso nuove configurazioni organizzative

Per Flavio Guidi, fondatore del Gruppo Sida, “più che di scienziati abbiamo bisogno di persone che “dai monti scendano a valle” e che oltre a conoscere prevalentemente gli aspetti tecnici o scientifici delle culture agrarie dimostrino una certa familiarità con l’economia delle aziende agricole,
i loro problemi organizzativi e gestionali

   “Occorrono esperti nella configurazione di sistemi organizzativi aziendali, che sappiano prevedere con una buona attendibilità gli effetti di determinate scelte economiche”.
Cosa intende per “scelte economiche”?
“Da un lato l’individuazione del giusto mix tra attività produttive e di vendita, naturalmente accompagnata dalle scelte relative a “cosa” produrre e “cosa” vendere; dall’altro, l’adozione di adeguate strategie di marketing e, soprattutto, l’organizzazione e la strutturazione dei business delle aziende di settore. Infine, per l’imprenditore agricolo risulta fondamentale organizzare o favorire processi di integrazione. Il tutto finalizzato ad un obiettivo: la redditività. Questa, anche in un mondo complesso come quello agricolo, è funzione di un insieme di ottimizzazioni che – spesso legate ad economie di scala – attengono a cosa, come e quando produrre, quali tecniche utilizzare, quali strumenti, quali risorse, quali configurazioni produttive, dove, quando e come vendere”.
Come definirebbe il sistema agricolo?
“Il settore agricolo è caratterizzato dalla predominanza di unità di piccole dimensioni, dove ancora prevale l’impresa familiare. Tale caratteristica si rivela un limite all’ottimizzazione della redditività aziendale”.
E l’agricoltore?
“L’agricoltore generalmente ha ottime qualità per quanto attiene alla gestione delle attività di produzione, ma spesso opera da solo e fa ciò che il tempo, l’esperienza e l’energia gli consentono. Nella gestione delle complessità è praticamente solo.
Oltre ad affrontare i problemi della produzione e della vendita, deve occuparsi di amministrazione, fiscalità, finanza, investimenti, gestione dei rischi, organizzazione. Al descritto carattere dell’impresa agricola si aggiunge anche il carattere psicologico dell’imprenditore agricolo, abbinato alle condizioni di contesto in cui si trova ad operare e che al riguardo lo condizionano”.
In che senso?
“L’imprenditore agricolo è prevalentemente un tranquillo, con ambizioni modeste, spesso conservatore, moderato, prudente, parsimonioso, cauto, previdente, quindi con una propensione al rischio non elevata e una versatilità decisionale molto controllata o frenata. Da qui una bassa propensione all’investimento. Anche la propensione all’innovazione è lenta, basata più sull’emulazione che sul calcolo di convenienza o su un’ambizione ad uno sviluppo veloce o rilevante. La dimensione dell’azienda agricola comporta inoltre un limite all’autofinanziamento: a ciò consegue pertanto una modesta capacità di utilizzare la leva finanziaria”.
E quindi?
“In questo quadro è necessario che le strutture istituzionali implementino operativamente l’azienda agricola con interventi sul campo e l’attivazione di strumenti che favoriscano il miglioramento gestionale e dimensionale. Per fare questo occorrono azioni incisive nei vari momenti aziendali, che creino reti finalizzate a favorire lo sviluppo dell’organizzazione, specializzando l’agricoltore, acculturandolo e inducendolo all’outsourcing, attraverso reti o trade in grado di razionalizzare tutte le funzioni aziendali, dalla scelta delle culture agli investimenti, dall’assistenza tecnica all’innovazione, dal controllo di gestione all’amministrazione, agli aspetti finanziari, ecc.”.
Lei parla di “strutture istituzionali” …
“Istituzioni, scuole, imprese, sindacati, associazioni, ecc. devono favorire la strutturazione del processo sia in termini di sviluppo culturale, sia scendendo in campo e operando nell’attivazione di configurazioni aziendali e nella diretta gestione di queste nuove formule organizzative promuovendo e gestendo strutture ad hoc. Il distretto territoriale potrebbe essere una risposta organizzativa e un nuovo modo di concepire l’organizzazione dell’industria agricola. Bisogna pensare a nuove configurazioni tali da realizzare le economie di scala delle medie-grandi aziende affinché possano gestire in modo manageriale le diverse funzioni, il tutto per un’ottimizzazione della redditività finalizzata a favorire l’attrazione dell’investimento e dell’intraprendenza”.
“Occorrono azioni incisive nei vari momenti aziendali, che creino reti finalizzate a favorire lo sviluppo dell’organizzazione, specializzando l’agricoltore, acculturandolo e inducendolo all’outsourcing, attraverso reti o trade in grado di razionalizzare tutte le funzioni aziendali, dalla scelta delle culture agli investimenti, dall’assistenza tecnica all’innovazione, dal controllo di gestione all’amministrazione, agli aspetti finanziari”.

fonte :  http://www.mastersida.com

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