Per Flavio Guidi, fondatore del Gruppo Sida,
“più che di scienziati abbiamo bisogno di persone che “dai monti
scendano a valle” e che oltre a conoscere prevalentemente gli aspetti
tecnici o scientifici delle culture agrarie dimostrino una certa
familiarità con l’economia delle aziende agricole,
i loro problemi organizzativi e gestionali
i loro problemi organizzativi e gestionali
“Occorrono
esperti nella configurazione di sistemi organizzativi aziendali, che
sappiano prevedere con una buona attendibilità gli effetti di
determinate scelte economiche”.
Cosa intende per “scelte economiche”?
“Da un lato l’individuazione del giusto mix tra attività produttive e
di vendita, naturalmente accompagnata dalle scelte relative a “cosa”
produrre e “cosa” vendere; dall’altro, l’adozione di adeguate strategie
di marketing e, soprattutto, l’organizzazione e la strutturazione dei
business delle aziende di settore. Infine, per l’imprenditore agricolo
risulta fondamentale organizzare o favorire processi di integrazione. Il
tutto finalizzato ad un obiettivo: la redditività. Questa, anche in un
mondo complesso come quello agricolo, è funzione di un insieme di
ottimizzazioni che – spesso legate ad economie di scala – attengono a
cosa, come e quando produrre, quali tecniche utilizzare, quali
strumenti, quali risorse, quali configurazioni produttive, dove, quando e
come vendere”.
Come definirebbe il sistema agricolo?
“Il settore agricolo è caratterizzato dalla predominanza di unità di
piccole dimensioni, dove ancora prevale l’impresa familiare. Tale
caratteristica si rivela un limite all’ottimizzazione della redditività
aziendale”.
E l’agricoltore?
“L’agricoltore generalmente ha ottime qualità per quanto attiene alla
gestione delle attività di produzione, ma spesso opera da solo e fa ciò
che il tempo, l’esperienza e l’energia gli consentono. Nella gestione
delle complessità è praticamente solo.
Oltre ad affrontare i problemi della produzione e della vendita, deve
occuparsi di amministrazione, fiscalità, finanza, investimenti,
gestione dei rischi, organizzazione. Al descritto carattere dell’impresa
agricola si aggiunge anche il carattere psicologico dell’imprenditore
agricolo, abbinato alle condizioni di contesto in cui si trova ad
operare e che al riguardo lo condizionano”.
In che senso?
“L’imprenditore agricolo è prevalentemente un tranquillo, con
ambizioni modeste, spesso conservatore, moderato, prudente,
parsimonioso, cauto, previdente, quindi con una propensione al rischio
non elevata e una versatilità decisionale molto controllata o frenata.
Da qui una bassa propensione all’investimento. Anche la propensione
all’innovazione è lenta, basata più sull’emulazione che sul calcolo di
convenienza o su un’ambizione ad uno sviluppo veloce o rilevante. La
dimensione dell’azienda agricola comporta inoltre un limite
all’autofinanziamento: a ciò consegue pertanto una modesta capacità di
utilizzare la leva finanziaria”.
E quindi?
“In questo quadro è necessario che le strutture istituzionali
implementino operativamente l’azienda agricola con interventi sul campo e
l’attivazione di strumenti che favoriscano il miglioramento gestionale e
dimensionale. Per fare questo occorrono azioni incisive nei vari
momenti aziendali, che creino reti finalizzate a favorire lo sviluppo
dell’organizzazione, specializzando l’agricoltore, acculturandolo e
inducendolo all’outsourcing, attraverso reti o trade in grado di
razionalizzare tutte le funzioni aziendali, dalla scelta delle culture
agli investimenti, dall’assistenza tecnica all’innovazione, dal
controllo di gestione all’amministrazione, agli aspetti finanziari,
ecc.”.
Lei parla di “strutture istituzionali” …
“Istituzioni, scuole, imprese, sindacati, associazioni, ecc. devono
favorire la strutturazione del processo sia in termini di sviluppo
culturale, sia scendendo in campo e operando nell’attivazione di
configurazioni aziendali e nella diretta gestione di queste nuove
formule organizzative promuovendo e gestendo strutture ad hoc. Il
distretto territoriale potrebbe essere una risposta organizzativa e un
nuovo modo di concepire l’organizzazione dell’industria agricola.
Bisogna pensare a nuove configurazioni tali da realizzare le economie di
scala delle medie-grandi aziende affinché possano gestire in modo
manageriale le diverse funzioni, il tutto per un’ottimizzazione della
redditività finalizzata a favorire l’attrazione dell’investimento e
dell’intraprendenza”.
“Occorrono
azioni incisive nei vari momenti aziendali, che creino reti finalizzate
a favorire lo sviluppo dell’organizzazione, specializzando
l’agricoltore, acculturandolo e inducendolo all’outsourcing, attraverso
reti o trade in grado di razionalizzare tutte le funzioni aziendali,
dalla scelta delle culture agli investimenti, dall’assistenza tecnica
all’innovazione, dal controllo di gestione all’amministrazione, agli
aspetti finanziari”.
fonte : http://www.mastersida.com
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