I problemi della difesa dell'ambiente e della lotta alla
povertà sembrano troppo grandi per essere affrontati solo con stili di produzione, marketing e
consumo.
Vi sono altri aspetti su cui bisogna lavorare, tuttavia, la
prevedibile svolta che il sistema capitalistico adotterà per salvare sé ed il mondo, passerà necessariamente
per una riduzione dei consumi nei paesi industrializzati.
Gli ultimi anni hanno visto quasi ovunque una crescita
disarmonica dei consumi, accompagnati da una preoccupante tendenza ad ampliare la povertà e ad un
eccessivo sfruttamento ambientale, fenomeni interrelati tra loro in un circolo vizioso.
Le risposte politiche, soprattutto da parte dei regimi
liberisti, sono tutte orientate al breve periodo: abbassare la pressione fiscale, incentivare i consumi,
allentare la tensione sulla concorrenza.
Per dare ossigeno al mercato, si convincono i consumatori più
poveri a consumare di più, incentivando quindi anche le aziende meno efficienti. Il
risultato è l'aumento della concentrazione della ricchezza.
La disarmonia tra il bene pubblico, l.economia nazionale
favorita da alti consumi, ed il bene privato, favorito dal risparmio, nasce dalla confusione tra
due ottiche diverse: quella di breve e di lungo periodo. Nel breve, consumi alti fanno l'economia ed i
consumatori euforici, ma è un bene fittizio: le disuguaglianze aumentano. A questa situazione
dobbiamo aggiungere il vincolo ambientale, che impedirà al sistema consumistico di
rinnovarsi perpetuamente.
E' un compito difficile eliminare dal nostro modo di pensare
l.idea di sviluppo infinito, dell'espansione dei consumi che aggira il problema della
distribuzione della ricchezza semplicemente producendo nuova ricchezza ugualmente o più
sperequata.
Michele C. Bottari
Fonte : zeusnews
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