In questo periodo, rileva l’Istat, la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici, misurata al netto della stagionalità,
è stata pari al 9,2%, risultando invariata rispetto al trimestre
precedente e in aumento (+0,4 punti percentuali) nei confronti del primo
trimestre del 2011. Il reddito disponibile in valori correnti è diminuito dello 0,5% rispetto al trimestre precedente, mentre è aumentato dello 0,9% rispetto al corrispondente periodo del 2011.
Tenendo conto dell’andamento dell’inflazione, il potere di
acquisto delle famiglie consumatrici (cioè il reddito disponibile delle
famiglie consumatrici in termini reali) è diminuito dell’1% rispetto al
trimestre precedente e del 2% rispetto al primo trimestre del 2011.
Diminuisce inoltre il tasso di investimento delle famiglie consumatrici.
Questo – definito dal rapporto fra gli investimenti fissi lordi, che
comprendono esclusivamente l’acquisto di abitazioni, e il reddito
disponibile lordo – è stato pari al 6,7%, in diminuzione di 0,2 punti
percentuali rispetto al trimestre precedente e di 0,4 punti rispetto al
primo trimestre del 2011. In particolare c’è una forte flessione dell’acquisto di abitazioni,
che costituisce gli investimenti fissi lordi: l’Istat registra un calo
consistente pari al 2,7% rispetto al trimestre precedente e al 4,6% rispetto ai primi tre mesi del 2011.
La caduta del potere d’acquisto delle famiglie, rapportata al 2008, diventa dunque dell’11,8%
e per effetto di questo andamento ogni famiglia taglierà la spesa nel
settore alimentare di altri 286 euro annui. È quanto affermano Federconsumatori e Adusbef,
sottolineando che con l’ulteriore flessione del potere d’acquisto delle
famiglie la situazione si fa ancora più drammatica e che “la caduta
complessiva della capacità di acquisto a partire dall’inizio della crisi
ammonterà a fine 2012 a ben -11,8%. Una perdita gravissima, che non
potrà che avere ricadute disastrose sui consumi e sulla produzione”.
Se prima l’Osservatorio nazionale Federconsumatori stimava una caduta
del 3,2% dei consumi, oggi si rischia di arrivare a una flessione di
oltre il 5% con ricadute pesanti sulle famiglie, che stanno tagliando
anche sugli alimentari – come evidenziato solo ieri dallo stesso Istat. In particolare, stimano le due associazioni, a causa della forte contrazione del potere di acquisto, la riduzione dei consumi alimentari di una famiglia media sarà pari a circa 286 euro annui. “Un taglio che equivale alla rinuncia della spesa alimentare per 18 giorni”.
Secondo il Codacons i dati dell’Istat sul potere
d’acquisto delle famiglie sono peggiori delle previsioni. Spiega il
presidente Carlo Rienzi: “Addirittura rispetto al 2011, quando il
potere d’acquisto delle famiglie scese dello 0,5%, nel 2012 si sta registrando un calo 4 volte maggiore
e pari al 2%. Segno evidente che le famiglie sono oramai allo stremo.
Adesso si pone uno scenario allarmante. A fronte della pesante perdita
del potere d’acquisto, infatti, le famiglie reagiranno tagliando ancor
più i consumi, con danni incalcolabili per il commercio e per l’economia
nazionale”.
Se ancora ce ne fosse bisogno, i dati dell’Istat testimoniano la
difficoltà in cui si dibattono le famiglie consumatrici italiane.
Sostiene il segretario generale Adiconsum Pietro Giordano:
“Una situazione come questa non si risolve con aumenti di tasse o con
operazioni di Spendig Review. Per uscire dalla crisi le famiglie devono
essere certe del proprio reddito e riprendere a risparmiare. Per questo chiediamo al Governo di ridurre il carico fiscale, ma soprattutto di varare interventi incisivi e immediati di sostegno alle famiglie come la sospensione delle rate del credito al consumo per quelle in particolari difficoltà”.
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