All'interno di questa percentuale, poi, il 5,2% delle famiglie è povero in termini assoluti. I dati sono relativi al 2011. Un dato significativo è la stabilità della povertà, sia relativa che assoluta, la quale tuttavia deriva da un peggioramento della povertà relativa per le famiglie in cui non ci sono redditi da lavoro e in cui ci sono operai
L’11,1% delle famiglie italiane, pari a 2 milioni 782mila nuclei, è povero in termini relativi. Un dato che coinvolge oltre otto milioni
di persone, cioè il 13,6% della popolazione. All’interno di questa
percentuale, poi, il 5,2% delle famiglie è povero in termini assoluti
ovvero 3,4 milioni di persone. E’ quanto emerge dal rapporto Istat sulla povertà in Italia, presentato questa mattina, e relativo all’anno 2011.
Un
dato significativo è la stabilità della povertà, sia relativa che
assoluta, la quale tuttavia deriva da un peggioramento della povertà
relativa per le famiglie in cui non ci sono redditi da lavoro e in cui ci sono operai e da un contemporaneo miglioramento delle condizioni delle famiglie di impiegati
e dirigenti. La soglia di povertà relativa peruna famiglia di due
componenti, spiega l’Istat, è pari a 1.011,03 euro. Il 23,3% delle
famiglie che risiedono nel Mezzogiorno sono povere, quasi una famiglia
su quattro. Aumenta inoltre l’intensità della povertà relativa, dal
21,5% al 22,3% in un anno. I poveri, quindi, sono diventati ancora più
poveri. La povertà relativa è più diffusa in Sicilia e Calabria rispettivamente il 27,3% delle famiglie e il 26,2%.
L’incidenza della povertà relativa aumenta dal 40,2% al 50,7% per le famiglie senza occupati né ritirati dal lavoro e dall’8,3% al 9,6% per le famiglie con tutti i componenti ritirati dal lavoro, essenzialmente anziani soli
e in coppia. Tra quest’ultime aumenta anche l’incidenza di povertà
assoluta (dal 4,5% al 5,5%). La povertà assoluta, secondo lo studio
dell’istituto di statistica, aumenta tra le famiglie con persona di
riferimento ritirata dal lavoro (dal 4,7% al 5,4%), soprattutto se non
ci sono redditi da lavoro e almeno un componente è alla ricerca di
occupazione (dall’8,5% al 16,5%). L’incidenza di povertà assoluta cresce
anche tra le famiglie con a capo una persona con profili professionali
e/o titoli di studio bassi: famiglie di operai (dal 6,4% al 7,5%), con
licenza elementare (dall’8,3% al 9,4%) o di scuola media inferiore (dal
5,1% al 6,2%). Peggiora la condizione delle famiglie con un figlio minore,
sia in termini di povertà relativa (dall’11,6% al 13,5%), che di
povertà assoluta (dal 3,9% al 5,7%). A fronte della stabilità della
povertà relativa al Nord e al Centro, nel Mezzogiorno si osserva un
aumento dell’intensità della povertà relativa: dal 21,5% al 22,3%. In
questa ripartizione, viene sottolineato, la spesa media equivalente
delle famiglie povere si attesta a 785,94 euro (contro gli 827,43 e
808,72 euro del Nord e del Centro.
Il 7,6% delle famiglie italiane è invece a rischio:
si trova poco al di sopra della linea convenzionale di povertà e, ad
esempio con una spesa improvvisa, potrebbe classificarsi tra le famiglie
povere. Di conseguenza in Italia è povera o quasi povera circa una
famiglia su cinque. Fonte : Il fatto quotidiano
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