Conversione ecologica e sociale immediata ma anche messa in
discussione profonda del paradigma lavoro. Sono queste le due tracce
intorno alle quali nelle settimane scorse abbiamo pubblicato alcuni
interventi. Alberto Castagnola, economista e saggista (tra i promotori
del progetto Città dell’altra economia, oggi messo in discussione da
Comune e dall’alleanza di Aiab con la destra), ha spiegato come
risparmio energetico, diffusione delle energie rinnovabili, espansione
dell’agricoltura biologica, conversione industriale ecologica, raccolta
differenziata porta a porta, riassetto idrogeologico sono alcuni dei
settori in grado di creare subito lavoro per rispondere alla crisi che non è soltanto economica. Paolo Cacciari ha scritto invece un lungo saggio («Il fiorire della vita, il lavoro e la decrescita»)
con il quale ripensare la relazione tra lavoro e vita. Antonio
Castronovi della Cgil di Roma e del Lazio (autore, tra l’altro, per
Ediesse di «Il lavoro tra globalizzazione e bene comune») ha inviato un
commento contro lo slogan della crescita, tutt’ora al centro delle
attenzioni di gran parte dei sindacati, con una proposta importante
legata al territori di Roma e del Lazio: mille cantieri sui temi dei beni comuni.
Proseguiamo questo dibattito richiamando i contenuti del libro «Eventi
estremi» (Altreconomia) di Tonino Perna, economista e sociologo, da
sempre attento ai temi dell’economia solidale.
Il sottotilo del libro, «Come salvare il pianeta e noi stessi
dalle tempeste climatiche e finanziarie», fa capire subito l’approccio
molto pragmatico del ragionamento proposto. Sul piano teorico,
in realtà, appare poco convincente il tentativo dell’autore di andare
oltre la decrescita definita da Serge Latouche: di fatto pur utilizzando
linguaggi diversi («decelerazione sostenibile»), l’analisi e le
proposte di Perna ci sembrano, con sfumature differenti, nello stesso
orizzonte fondamentale. Perna giustamente richiama anche il buen vivir,
concetto diffuso in molte popolazioni indigene, come possibile nuovo
paradigma non solo per l’America latina, «perché si tratta di
un’alternativa all’accumulazione infinita di merci».
Sono quattro i settori individuati per una nuova politica economica,
ambientale e sociale: moneta, energia, lavoro e alimentazione. Tre
i possibili interventi immediati: realizzare un sistema di allarme e
rifugio per gli eventi estremi, sempre più frequenti e pericolosi
(uragani, inondazioni…); finanziare la ricerca applicata alla sicurezza
del territorio; creare una riserva strategica di beni alimentari.
Sul piano più generale, in sintesi, Perna considera valida l’idea di
chi propone un’unica moneta globale (oltre dunque il dollaro e l’euro)
affiancata da monete locali complementari. Dal punto di vista ambientale
la priorirà resta il risparmio energetico e l’utilizzo di fonti
rinnovabili attraverso una produzione decentrata. La messa in
discussione nel mondo del lavoro passa invece per interventi che puntano
alla riduzione degli infortuni e alla riduzione delle diverse forme di
precariato. A proposito di nuova sicurezza alimentare, infine, due le
strategie di riferimenti indicate: sovranità alimentare (quale diritto
dei popoli a decidere cosa e come produrre e consumare) e agricoltura
contadina (naturale, filiera corta…), in contrapposizione a quella
industriale.
Piuttosto interessante è il richiamo di quanto accaduto in Argentina
nel 2001. «Pensiamo, solo per richiamarci ad un fatto recente, alla
incredibile risposta che la società argentina è riuscita a dare dopo il
crac finanziario del 2001 – scrive Perna – che portò alla chiusura di
tutte le banche ed al crollo della distribuzione del peso, la valuta
nazionale, da parte dello Stato. In poco tempo, una grande rete
di solidarietà è riuscita a risolvere il problema dell’assenza di denaro
con la produzione di circa duecento “monete locali”, ha preso in mano
centinaia di fabbriche che avevano chiuso i battenti per “recuperarle”
anche grazie ad un rapporto positivo con le reti di economia solidale interne ed esterne, è riuscita a ricostruire una democrazia parlamentare decente ed a rilanciare la vita culturale del Paese».
Conclude Perna: «Se l’economia solidale è stata in passato
un’opzione, una scelta di vita e di valori alternativi a quelli del
mercato capitalistico e dello Stato burocratico, oggi, di fronte al
disastro economico-ambientale, diventa una necessità. Di fronte alle
fluttuazioni giganti, agli “eventi estremi” è l’unica risposta
efficiente».
Città invisibile è un piccolo collettivo attento ai temi sociali e della decrescita, nato all’interno dell’omonima libreria (info [at] editoriadellapace [dot] org) dell’ex mattatoio di Testaccio.
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