martedì 7 agosto 2012

L’economia solidale? Non è più una scelta ma una necessità

Conversione ecologica e sociale immediata ma anche messa in discussione profonda del paradigma lavoro. Sono queste le due tracce intorno alle quali nelle settimane scorse abbiamo pubblicato alcuni interventi. Alberto Castagnola, economista e saggista (tra i promotori del progetto Città dell’altra economia, oggi messo in discussione da Comune e dall’alleanza di Aiab con la destra), ha spiegato come risparmio energetico, diffusione delle energie rinnovabili, espansione dell’agricoltura biologica, conversione industriale ecologica, raccolta differenziata porta a porta, riassetto idrogeologico sono alcuni dei settori in grado di creare subito lavoro per rispondere alla crisi che non è soltanto economica. Paolo Cacciari ha scritto invece un lungo saggio («Il fiorire della vita, il lavoro e la decrescita») con il quale ripensare la relazione tra lavoro e vita. Antonio Castronovi della Cgil di Roma e del Lazio (autore, tra l’altro, per Ediesse di «Il lavoro tra globalizzazione e bene comune») ha inviato un commento contro lo slogan della crescita, tutt’ora al centro delle attenzioni di gran parte dei sindacati, con una proposta importante legata al territori di Roma e del Lazio: mille cantieri sui temi dei beni comuni. Proseguiamo questo dibattito richiamando i contenuti del libro «Eventi estremi» (Altreconomia) di Tonino Perna, economista e sociologo, da sempre attento ai temi dell’economia solidale.
Il sottotilo del libro, «Come salvare il pianeta e noi stessi dalle tempeste climatiche e finanziarie», fa capire subito l’approccio molto pragmatico del ragionamento proposto. Sul piano teorico, in realtà, appare poco convincente il tentativo dell’autore di andare oltre la decrescita definita da Serge Latouche: di fatto pur utilizzando linguaggi diversi («decelerazione sostenibile»), l’analisi e le proposte di Perna ci sembrano, con sfumature differenti, nello stesso orizzonte fondamentale. Perna giustamente richiama anche il buen vivir, concetto diffuso in molte popolazioni indigene, come possibile nuovo paradigma non solo per l’America latina, «perché si tratta di un’alternativa all’accumulazione infinita di merci».
Sono quattro i settori individuati per una nuova politica economica, ambientale e sociale: moneta, energia, lavoro e alimentazione. Tre i possibili interventi immediati: realizzare un sistema di allarme e rifugio per gli eventi estremi, sempre più frequenti e pericolosi (uragani, inondazioni…); finanziare la ricerca applicata alla sicurezza del territorio; creare una riserva strategica di beni alimentari.
Sul piano più generale, in sintesi, Perna considera valida l’idea di chi propone un’unica moneta globale (oltre dunque il dollaro e l’euro) affiancata da monete locali complementari. Dal punto di vista ambientale la priorirà resta il risparmio energetico e l’utilizzo di fonti rinnovabili attraverso una produzione decentrata. La messa in discussione nel mondo del lavoro passa invece per interventi che puntano alla riduzione degli infortuni e alla riduzione delle diverse forme di precariato. A proposito di nuova sicurezza alimentare, infine, due le strategie di riferimenti indicate: sovranità alimentare (quale diritto dei popoli a decidere cosa e come produrre e consumare) e agricoltura contadina (naturale, filiera corta…), in contrapposizione a quella industriale.
Piuttosto interessante è il richiamo di quanto accaduto in Argentina nel 2001. «Pensiamo, solo per richiamarci ad un fatto recente, alla incredibile risposta che la società argentina è riuscita a dare dopo il crac finanziario del 2001 – scrive Perna – che portò alla chiusura di tutte le banche ed al crollo della distribuzione del peso, la valuta nazionale, da parte dello Stato. In poco tempo, una grande rete di solidarietà è riuscita a risolvere il problema dell’assenza di denaro con la produzione di circa duecento “monete locali”, ha preso in mano centinaia di fabbriche che avevano chiuso i battenti per “recuperarle” anche grazie ad un rapporto positivo con le reti di economia solidale interne ed esterne, è riuscita a ricostruire una democrazia parlamentare decente ed a rilanciare la vita culturale del Paese».
Conclude Perna: «Se l’economia solidale è stata in passato un’opzione, una scelta di vita e di valori alternativi a quelli del mercato capitalistico e dello Stato burocratico, oggi, di fronte al disastro economico-ambientale, diventa una necessità. Di fronte alle fluttuazioni giganti, agli “eventi estremi” è l’unica risposta efficiente».

Città invisibile è un piccolo collettivo attento ai temi sociali e della decrescita, nato all’interno dell’omonima libreria (info [at] editoriadellapace [dot] org) dell’ex mattatoio di Testaccio.

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